Bottiglie d’annata, bicchieri giusti, sommelier impeccabili, assaggiatori del mestiere, più un esercito di appassionati «dilettanti». Vinitaly ha aperto la sua vetrina insieme alla passerella ufficiale e ai siparietti della politica fin dall’intuizione originale del 1967 con le Giornate del vino italiano alla Gran Guardia.
Appena due anni fa, nei 13 padiglioni con 152 mila metri quadri di esposizione in Viale del Lavoro, l’ospite d’onore era il presidente Sergio Mattarella che inaugurava l’edizione di mezzo secolo. E il clima di entusiasmo per lo storico appuntamento contagiava un po’ tutti: l’allora sindaco Flavio Tosi («Questa è l’Italia»), i governatori Vincenzo De Luca e Bobo Maroni affiancati e sorridenti, il premier Matteo Renzi pronto a dialogare con il fondatore di Alibaba.
Ma Vinitaly 2016 fu anche il palcoscenico referendario della coppia Luca Zaia & Michele Emiliano con il cavatappi in mano: «Queste sono le uniche trivelle che vogliamo!», elevando i calici sopra le rispettive produzioni enologiche di punta.

Domani però Verona catalizzerà il mosto della crisi di governo. E farà fermentare i destini personali dei protagonisti. O magari manderà in aceto le ambizioni di qualche politico. Insomma, in vino veritas qualcosa si potrà almeno proiettare dal tappeto rosso del Vinitaly fino al Quirinale.
Tanto più che alle 11 a tagliare il nastro dell’edizione numero 52 arriverà Maria Elisabetta Alberti Casellati. Polesana di nascita, padovana di toga, specialista della Sacra Rota, berlusconiana da sempre, a quasi 72 anni è già seduta sullo scranno più alto di palazzo Madama e potrebbe diventare perfino la prima donna a ottenere l’incarico di premier, sia pure come «esploratrice». Lei si conferma più che pronta, con una priorità assoluta: «In Italia c’è un’oppressione fiscale insopportabile e, a mio parere, la prima riforma dovrebbe riguardare il taglio delle tasse per ridare slancio all’economia, alle imprese e anche alle famiglie creando nuovi posti di lavoro».

Comunque al Vinitaly 2018 domani sono annunciati anche Matteo Salvini (mattina) e Luigi Di Maio (pomeriggio). I due «vincitori» del 4 marzo avranno modo di incontrarsi faccia a faccia? Il leghista alla vigilia sembra confidare sull’incontro ravvicinato, rispolverando la bottiglia stappata per festeggiare le dimissioni di Renzi. Il leader M5S si presenterà quasi come un addetto ai lavori: «Già da piccolo, a casa mia in ottobre con il torchio si faceva il vino: c’è sempre stato sulla nostra tavola, era quello che faceva mio padre. I vini che preferisco? Fiano, Greco di Tufo e Grillo». Così Di Maio a metà novembre, interpellato alla rassegna milanese Vi.Vite rilanciando il made in Italy per via cooperativa.
E a Verona potrebbe perfino esserci un colpo di scena nel cerimoniale già messo a dura prova: lunedì arriverà Paolo Gentiloni, che nell’ordinaria amministrazione garantisce anche il ruolo di ministro dell’agricoltura ad interim?