Alla fine è prevalsa la linea dura, ma per i falchi di Beppe Grillo non è detto che si tratti di una vittoria. Lunedì una riunione congiunta di deputati e senatori stellati processerà Adele Gambaro, la senatrice che ha attribuito al comico la responsabilità del tracollo elettorale. In teoria l’esito della riunione potrebbe essere scontato, con una maggioranza favorevole all’espulsione, sentenza che in seguito verrà sottoposta al giudizio della rete. In teoria, perché il rischio per i falchi di qualche sorpresa è sempre presente, così come la possibilità che la decisione dia il via libera a nuove e più numerose manifestazioni di dissenso tra i parlamentari.

Un anticipo di quanto potrebbe accadere lunedì si è avuto ieri pomeriggio durante la riunione in cui si è discusso il caso-Gambaro (lei assente), e durante la quale sono volate urla che si sono sentite fin nei corridoi di palazzo Madama. Fino al momento in cui una drappello di senatori è uscito sbattendo la porta, qualcuno gridando «Adesso basta». Il primo a lasciare la sala è stato Lorenzo Battista, seguito subito dopo da Paola De Pin, Cristina De Pietro e Ivana Simeoni. Qualche minuto e a chiudersi la porta alle spalle, scura in viso, è stata Elsa Rosetta Blundo. Bocche cucite con i giornalisti, ma il significato delle uscite è stato chiaro a tutti.

Dopo un paio di giorni di indecisione, ieri dunque è arrivata la svolta, chissà quanto sollecitata dallo stesso Grillo. Il movimento ormai è allo sbando, con sempre più parlamentari stanchi dei dicktat imposti da un capo che sembra sempre più scollegato dalle persone che lui stesso ha contribuito a far eleggere. Fatta eccezione, naturalmente, per un nucleo di fedeli duri e puri.

Il segnale che la decisione era stata presa è arrivato da un post pubblicato sul sito del comico e firmato da Vito Crimi e Nicola Morra, rispettivamente ex ed attuale capogruppo al Senato. I toni usati, estremamente burocratici, non hanno niente da invidiare a una requisitoria. «La cittadina-senatrice Gambaro – è scritto – con le sue ripetute dichiarazioni ai media, esclusivamente a titolo personale, nelle quali ha esternato analisi politiche attaccando Beppe Grillo e attribuendo allo stesso gli esiti dei risultati elettorali, ha messo in atto un’azione lesiva dell’immagine e dell’attività del Movimento 5 Stelle». Da qui l’invito a «trarne le dovute conseguenze», cioè ad andare via. Il post sarebbe stato deciso senza consultare i parlamentari, cosa che fa infuriare Battista che sbotta: «Non sapevo nulla, vengo avvisato a mezzo stampa».
Ma ad agitare i senatori c’è anche la voce che a chiedere la riunione per espellere la Gambaro sarebbe stato un deputato. «Da parte nostra, al Senato questo non sarebbe successo», dice sempre Battista, confermando così ancora una volta quanto accaduto mercoledì, quando più di un senatore si è detto contrario a ogni forma di punizione per la collega di scranno. E non si tratta di un particolare secondario, visto che il gruppo è praticamente diviso a metà tra falchi e colombe.

Ieri intanto Grillo è tornato a rivolgersi ai suoi sostenitori. Naturalmente neanche un accenno di autocritica, ma l’invito a non lasciarlo solo. «Fate sentire la vostra voce – ha scritto -. Io ho una voce sola… Non potete credere che io, con l’aiuto di una srl e di pochi ragazzi possa combattere da solo contro la partitocrazia, la massoneria, il sistema bancario, la Bce, al criminalità organizzata, contro tutti. Senza di voi, vinceranno loro».