La procura di Lione non ricorrerà in Cassazione contro la Corte d’appello della città francese che venerdì scorso ha rifiutato di consegnare all’Italia Vincenzo Vecchi. Ieri mattina i pm hanno annunciato la rinuncia a procedere, nel pomeriggio i termini sono ufficialmente scaduti. Vecchi è l’unico manifestante giudicato colpevole per gli scontri al G8 di Genova su cui pende ancora la condanna: dieci anni per devastazione e saccheggio (altri reati sono prescritti). Gli altri nove condannati hanno scontato la detenzione e sono liberi. A 22 anni dalle proteste contro il summit dei potenti durante il quale fu assassinato Carlo Giuliani si può dire che «Genova è finita».

«Abbiamo vinto. Siamo estremamente soddisfatti che al signor Vecchi sia stata resa giustizia», dice al manifesto Catherine Glon, avvocata del collegio difensivo. Quello di Lione è il terzo rifiuto dei tribunali francesi a dare esecuzione al mandato d’arresto europeo (Mae) spiccato dall’Italia. Stesso responso ad Angers nel 2020 e Rennes nel 2019. In quei casi le procure erano ricorse in Cassazione che aveva annullato le decisioni. La vicenda è finita anche davanti alla Corte di giustizia Ue. Vecchi era stato arrestato ad agosto 2019 nel paesino della Bretagna dove aveva trovato rifugio.

La Corte di Lione ha sottolineato l’integrazione dell’uomo nel nuovo contesto sociale, la lontananza dei fatti contestati, ma anche la modesta partecipazione agli scontri sulla cui base è stata emessa la condanna e la sproporzione della pena. Elementi, gli ultimi due, che non impediscono ai giudici italiani di infliggere decine di anni di carcere ai manifestanti accusati di devastazione e saccheggio. Per Genova e non solo.