Chi ha vinto? Renzi ai punti: per lui il 46,7% dei voti nei congressi dei circoli Pd; Cuperlo si è fermato otto punti più in basso: 38,4%. Ma lo «sfidante», che però era accreditato di una maggior presa sui tesserati in virtù dell’appoggio di D’Alema e Bersani, ha comunque costretto sotto la maggioranza assoluta il vincitore annunciato. Così adesso, proprio come alle elezioni politiche, possono tutti dichiararsi soddisfatti. Anche Civati, con un buon 9,2% e persino Pittella col 5,7%.

Renzi celebra la prima tappa della sua conquista, Cuperlo spiega che può ripartire da un’ottima base. Ma alle primarie dell’8 dicembre, quando voteranno tutti – iscritti, simpatizzanti e infiltrati – sarà un’altra gara. Più facile per Renzi. Intanto si mandano in archivio le polemiche sulle tessere gonfiate, ma non la coda dei ricorsi sui risultati nei circoli. E si scopre che al «congresso» 2013 hanno partecipato circa 260mila iscritti, cioè pressappoco gli stessi che votarono sei anni e mezzo fa nell’ultimo congresso dei Ds. Significa anche il 45% in meno dei votanti al precedente congresso del Pd. Quello del 2009 in cui Bersani raccolse su di sé voti equivalenti a quelli di tutti e quattro i candidati di oggi, vincendo (lui sì) con la maggioranza assoluta. Confrontando i voti veri si scopre che quelli raccolti da Renzi questa volta sono assai meno di quelli con i quali Franceschini, che adesso lo appoggia, arrivò secondo quattro anni fa. Per il Pd, che non per niente alle politiche è tornato a prendere i voti che prendevano i Ds da soli, non è una vittoria.
Il crollo della partecipazione ai congressi si è registrato essenzialmente al nord, ha spiegato il responsabile organizzazione del partito Zoggia. Al sud, dove più forte è stata la polemica sulle tessere false, non ci si è allontanati troppo dal 2009. Non tutti i congressi si sono conclusi (ne mancano una decina) e in alcuni casi si sono conclusi ma con un risultato contestato. Come a Salerno, la città del sindaco-sottosegretario De Luca, già bersaniano che però adesso sta con Renzi (ricongiungendosi così con l’arcirivale Bassolino a Napoli). A Salerno Renzi non si è limitato a vincere, ha preso il 98% – un po’ troppo per il comitato Cuperlo che ha presentato ricorso; la città da sola vale circa un punto della percentuale nazionale.

Nella chiacchieratissima Sicilia Cuperlo ha vinto, approfittando naturalmente della roccaforte di Enna di Crisafulli. Ma Renzi non ha sfigurato, anche grazie alla vittoria nella Messina di Genovese. E il sindaco di Firenze ha vinto anche a Palermo, sia pure di soli tre voti. Per il resto, eccezion fatta per la città che amministra, ha perso praticamente in tutti gli altri grandi centri urbani. Ha perso a Milano, Roma, Napoli, Genova, Bologna e Bari. Si è rifatto nel voto delle provincie e delle regioni. Alla fine, dopo l’attacco in tv a D’Alema «distruttore» della sinistra, non ha fatto altre polemiche: ha mandato «un abbraccio» agli avversari e dato appuntamento all’8 dicembre. Assai più ruvido il coordinatore del comitato Cuperlo, Mecacci, che ha definito «opaca» la vittoria di Renzi. Contestando anche i dati ufficiali di via del Nazareno «non ancora certificati». E facendo notare che «per la prima volta da quando si è costituito il Pd nessun candidato ha raggiunto il 50% dei consensi tra gli aderenti al partito». Vero, ma è anche la seconda volta che si fa questa consultazione nei circoli e la prima in cui c’è vera gara.

«Per mesi questo congresso è stato raccontato come un plebiscito, non è stato così», ha detto Cuperlo. Spiegando che adesso c’è una forte alternativa a Renzi che «non vuole aprire una fase nuova ma riprodurre il ventennio che vogliamo lasciarci alle spalle», in sostanza un’accusa di berlusconismo. A Cuperlo è toccato anche dover difendere D’Alema, sostenendo che la sinistra con i congressi del Pd ha dato prova di essere «viva e vitale». D’Alema si è difeso comunque da solo, dando dell’«ignorante» al sindaco di Firenze, visto che «la sinistra è la prima forza del paese, esprime il capo dello stato, il presidente del Consiglio e la gran parte dei governi regionali», altro che «distrutta». «Renzi – ha detto ancora D’Alema – non è il candidato di un gruppo di ragazzi, lo sostengono Veltroni, Fassino, Franceschini, Bassolino, De Luca, un elenco sterminato delle maggiori personalità del nostro partito. Però malgrado questo e il sostegno di tutti i giornali è arrivato molto vicino a Cuperlo».

Ma Cuperlo sapeva di potersela giocare solo nella conta degli iscritti: è assai difficile che riuscirà a ripetere un risultato del genere nelle primarie «aperte» dell’8 dicembre. Che al massimo potranno essere ridimensionate nel loro valore, qualora si dovessero verificare «inquinamenti» da parte di elettori di centrodestra o se il numero di partecipanti dovesse fermarsi assai al di sotto dei tre milioni del 2009. Il quasi 40% di ieri servirà allora a puntellare la minoranza interna al Pd, con la quale i progetti di rottamazione di Renzi dovranno fare i conti. Oltre che con Letta ancora a palazzo Chigi.