Una serie di decreti dei Beni culturali porranno il vincolo sulle zone storiche di Roma, con l’obiettivo di proteggere gli edifici costruiti tra Otto e Novecento dalla minaccia di demolizione: lo ha deciso il ministero dopo essersi riunito, venerdì, con i rappresentanti della Soprintendenza, dell’Unesco Beni culturali e l’associazione Italia Nostra, in seguito all’allarme rilanciato anche dal manifesto. Si comincerà dalle aree più ricche di villini, i quartieri a sinistra e a destra della via Nomentana – che includono tra gli altri Trieste e Coppedè – ma i comitati territoriali si aspettano che la tutela venga estesa poi al resto della città, ugualmente minacciata.

GLI APPETITI DEGLI immobiliaristi si sono scatenati a partire dall’approvazione del Piano casa berlusconiano: legge nazionale recepita dall’amministrazione regionale Polverini nel 2009, ma poi riconfermata dalla giunta Zingaretti lo scorso luglio, all’interno del Piano di rigenerazione urbana. Il piano permette di demolire e ricostruire – o anche solo ampliare un manufatto già esistente – offrendo premi di cubatura, in media del 30%. L’assenza di interi quartieri storici romani nel Piano paesaggistico della Regione Lazio e nella Carta della qualità del Comune di Roma ha fatto il resto: perché mancando i vincoli, molti palazzi – un esempio per tutti Villa Paolina di Mallinckrodt, 1922 – si sono trovati esposti alla speculazione.

Abbattendo una palazzina di quattro piani, grazie al premio assicurato dal Piano casa posso farne una di sei, dotare gli appartamenti dei comfort moderni e di ampi terrazzi, e venderli a prezzi alti, visto il contesto di pregio: ma avrò anche inserito un gigante in cemento accanto a dei villini liberty. Secondo una mappatura empirica (Comune e Regione finora hanno negato gli elenchi alle associazioni) realizzata da Nathalie Naim, consigliera del Municipio I, sarebbero più di 500 le autorizzazioni richieste dal 2009 in poi nelle aree di pregio della città: non si tratta in tutti i casi di edifici storici a rischio, ma una buona percentuale, come conferma lo stesso ministero, va a toccare costruzioni di valore artistico e culturale.

«LA SITUAZIONE È estremamente preoccupante, e per questo, dopo innumerevoli segnalazioni, abbiamo deciso di muoverci – spiega la Segretaria generale dei Beni culturali, Carla Di Francesco – I nostri esperti, grazie anche al materiale che ci è stato fornito da Italia Nostra, tracceranno una mappatura delle zone più a rischio, dove sono presenti le testimonianze urbanistiche post unitarie e dei primi decenni del Novecento, a partire dai villini, ma chiaramente non solo quelli».

In concreto, ciascun decreto del ministero porrà su un’intera area omogenea – denominata «tessuto urbanistico» – un vincolo di Stato, che impedirà gli interventi di demolizione o modifica: quelle tutele che dovrebbero essere contenute nei Piani regionali e nelle Carte di qualità comunali, colpevolmente assenti. L’Ufficio legislativo dei Beni culturali ha ipotizzato in aggiunta dei vincoli mirati, su palazzine di particolare pregio. Il lavoro comincerà dal Nomentano, ma si spera che includa presto quartieri come Garbatella o Ostia, dove sono presenti oltre ai villini signorili anche costruzioni destinate nei primi del Novecento all’edilizia popolare, ugualmente di valore.

QUANTO ALLE DOMANDE già in itinere, la Segretaria generale del ministero cerca di rassicurare: «È vero che il nostro lavoro richiederà qualche mese di tempo, ma aver fatto la richiesta non implica certo che si abbia la concessione edilizia. La tutela paesaggistica statale che intendiamo porre può benissimo includere chi oggi è in attesa di un’autorizzazione».

Italia Nostra, con la vicepresidente Vanna Mannucci, esprime «grande soddisfazione per il primo risultato raggiunto»: «È importante che il ministero abbia deciso di porre il vincolo paesaggistico, mentre notiamo purtroppo che sono rimasti in silenzio sia la Regione che il Comune. Bene che si parta dal Nomentano, zona ricca di costruzioni di valore storico, ma ci auguriamo che subito dopo si passi a tutelare pure gli altri quartieri della città. Esistono anche singoli palazzi preziosi, che meritano da sé il vincolo: penso ad esempio a un edificio su via dei Gracchi, in Prati, con decori in ceramica e ferro di Duilio Cambellotti».

MOLTI COSTRUTTORI, IN attesa di tutte le autorizzazioni a edificare, hanno dato solo degli anticipi a chi vendeva il proprio palazzo. È accaduto così anche per Villa Paolina, delle suore della Carità cristiana, la cui cessione potrebbe a questo punto saltare: «Le imprese si tutelano, è chiaro – conclude Mannucci – Noi speriamo che adesso il vincolo di Stato faccia perdere gli appetiti a costruire».