Stay Human, Restiamo uniti – il film – è una gigantesca operazione di coinvolgimento per mantenere viva la memoria di Vittorio Arrigoni, il compagno reporter volontario dell’Ism (International Solidarity Movement), che aveva il compito durante l’operazione «Piombo Fuso» di aiutare sulle ambulanze i volontari della Mezzaluna Rossa a soccorrere la popolazione di Gaza, vittima di un bombardamento durante il quale furono distrutti ospedali, scuole, moschee e abitazioni, utilizzando anche fosforo bianco sulla popolazione civile, arma vietata da ogni convenzione internazionale. Mentre i giornalisti furono allontanati da Gaza. La sua fu l’unica testimonianza di quella carneficina.

Stay Human, Restiamo umani prodotto e diretto da di Fulvio Renzi e Luca Incorvaia è il Reading Movie, la lettura capitolo per capitolo del libro che raccoglie i suoi repostages (Gaza. Restiamo umani. dicembre 2008-gennaio 2009) editi dalla manifestolibri (Roma, Il Manifesto-Manifestolibri). Il libro è diventato non un semplice documentario ma un’opera a più voci, quelle di illustri testimoni che uno dopo l’altro ne leggono le pagine, coinvolti e catturati dalla profondità del testo, film che ha cominciato a circolare internazionalmente e che viene proiettato gratuitamente: è come compiere un viaggio molto impegnativo, trovarsi proiettati nell’assedio.

È impressionante, senza nessuna messa in scena e solo con la voce e le espressioni di testimoni come quelle della madre di Vittorio che è anche sindaco di Bulciago, Egidia Beretta Arrigoni che apre il «film». E poi il diplomatico tedesco Stéphane Hessel, che firmò la Dichiarazione dei diritti umani, l’arcivescovo ortodosso in esilio Hilarion Capucci, Moni Ovadia, don Gallo, Noam Chomsky,  Luisa Morgantini, Akiva Orr attivista dei diritti umani, Mohammad Bakri il regista di Jenin Jenin, Roger Waters il componente dei Pink Floyd, il reporter di guerra Alberto Arce, autore del documentario To Shoot an Elephant, il professor Ilan Pappé dell’Università di Exeter, il rabbino David Weiss, il premio Nobel per la pace Mairead Corrigan Maguire e gli altri, un passaggio di fatti ed emozioni che sul sito (www.restiamoumani.com) ora vengono segmentati fino a fermare il respiro e l’attenzione.

«È una ricchezza che va mantenuta, ci dice Fulvio Renzi, artista e musicista a cui si deve l’idea e che conosceva Arrigoni e lo aveva seguito negli ultimi tempi. «Gli avevamo proposto di fare una pubblica lettura e lui aveva accettato, gli piaceva questa idea. È morto il 15 aprile e avrebbe dovuto farla qualche giorno dopo. Avevo coinvolto anche Massimo Arrigoni (un caso di omonimia) suo maestro di teatro, di recitazione e di musica che aveva già iniziato a scegliere i capitoli che avrebbe letto. Il 15 aprile, quando ho saputo che Vittorio era stato assassinato sono rimasto giorni a fissare il muro. Il 17 aprile ci siamo ritrovati a casa di Massimo Arrigoni e abbiamo realizzato la prima lettura. Subito dopo con Luca abbiamo stilato una lista di diciannove possibili lettori, mettendo insieme personaggi anche improbabili come Tarek Alì, Brian Eno (che poi abbiamo scoperto non guarda neanche le mail, quindi non ha mai saputo della nostra richiesta), alcuni non ci hanno neanche risposto. Abbiamo pensato di far fare questo reading ai «più grandi».

Non sapevamo come sarebbe andata a finire, ma i più grandi hanno accettato. Bisogna anche dire che alcuni non hanno voluto accettare, come Desmond Tutu, o anche Dario Fo che non si sa perché non ha voluto leggere le parole di Vittorio. È una storia che non abbiamo mai raccontato, adesso possiamo raccontarla». Un po’ come ha fatto lui che ha lasciato tutto per portare il suo aiuto in varie parti del mondo: «La priorità sopra le nostre famiglie, i nostri amici, i nostri lavori. La cosa bella è che siamo riusciti a far leggere tutti i capitoli del libro e poi fare le traduzioni con 50 traduttori volontari in 9 lingue, tra cui anche quelle meno frequentate, il croato, il giapponese, lo svedese». «Abbiamo portato avanti il progetto come carri armati, per i primi sette mesi da soli e senza finanziamenti. Abbiamo lasciato i nostri lavori. Io ho sempre fatto il musicista e avevo 3 tour in America e altri lavori che mi proponevano, Luca ha fatto lo stesso: ha detto che per fare questo lavoro dovevamo lavorare 24 ore su 24. Tantissime persone ci hanno aiutato, sono stati fantastici (e lo fanno ancora), con 1700 sottoscrittori quasi tutti italiani ed ora vorremmo aprire un crow founding anche all’estero».

[do action=”citazione”]«Abbiamo portato avanti il progetto senza finanziamenti, 24 ore su 24. Abbiamo lasciato i nostri lavori, 1.700 sottoscrittori ci hanno aiutato (e lo fanno ancora). E ora vorremmo aprire un crow founding anche all’estero»[/do]

Ma come siete riusciti a coinvolgere quei nomi? Conoscevano l’attività di Vittorio? «Stiamo ora lavorando con Ronnie Barkan attivista israeliano che ha letto un capitolo e con lui stiamo organizzando un tour in America e in Europa. È stato difficile aspettare che alcuni personaggi trovassero il tempo per noi tra i loro impegni: Chomsky è venuto in Italia per tre giorni e ogni minuto era già impegnato, così poi lo abbiamo incontrato direttamente al Mit e ci ha concesso un’ora intera. Anche Roger Waters lo abbiamo incontrato a casa sua. Alcuni sapevano di «Piombo fuso», altri non avevvano letto il libro, tutti sapevano che Vittorio era un attivista italiano, come Roger Waters (sarà a Roma allo stadio Olimpico il 28 luglio con The Walls, ndr).

Li abbiamo ripresi tutti alla prima ripresa, per fissare la prima emozione: Roger si vede che mentre legge gli sale la rabbia e alla fine ci ha detto: voglio il libro, è meraviglioso questo libro. Maguire lo conosceva, aveva già letto alcuni capitoli. Stéphane Hessel non lo aveva letto ed è curioso che era citato con foto nella copertina dell’edizione francese. La madre abbiamo voluto che aprisse il reading. L’intenzione è di lasciare che si fruisca gratuitamente, ma sarebbe bello poter trovare il modo di produrre un dvd con tutti gli extra da vendere a prezzo popolare».

Per lo stile di ripresa, per la scelta dei primissimi piani anzi dei particolari del volto che seguono con gli occhi o con la bocca le parole chiediamo al regista Luca Incorvaia: «È stato una necessità: nel momento in cui devi raccontare le parole di un libro senza modificarle, mentre in un documentario devi aggiungere particolari e un contesto, qui per non far distogliere l’attenzione è venuto da sé questo linguaggio che sembra essere funzionale. Quando vedi i vari capitoli entri in questo linguaggio. Abbbiamo fatto tante proiezioni con pubblici diversi, anche non particolarmente legati al problema palestinese e dopo un’ora di proiezione ci accorgevammo che la loro attenzione era catturata. È un lavoro anomalo, non è un film, non c’è nulla di finzione, non è un documentario, lo abbiamo chiamato reading movie, non c’è altro termine per descrivere questo genere. Abbiamo scelto di non far vedere mai il primo piano, ma solo il particolare: se vedi il volto di Roger Waters che è un personaggio conosciuto, ti distrai. Solo alla fine vedi il volto intero, ci mettono la faccia. C’è il gioco degli occhi e della bocca: quando vedi una bocca parlare, chi ti racconta qualcosa è come se lo avesse visto, quando vedi gli occhi è come se ricordasse qualcosa, innesta immediatamente un’identificazione. Era impegnativo prendere parole così importanti e gestirle. Non c’è recitazione, hanno letto tutti solo una volta e anche gli errori di lettura hanno avuto un senso.

Potevamo eliminarli in montaggio, ma così è ancora più umano, ha dato più credibilità. Era una letura vera di pagine mai lette prima che dà l’emozione della prima volta, con gli occhi che fanno piccole contrazioni, piccoli dettagli sentiti. Avevamo paura dell’enfasi della recitazione. Inoltre ci sono venti brani di musica con tanti artisti diversi, tutta musica originale, una musica che accompagni e non sovrasti il testo. Sul sito metteremo anche i diversi brani». La colonna sonora originale è di Fulvio Renzi, con brani di Paki Zennaro, Gilad Atzmon, Vincenzo Zitello, Fakhraddin Gafarov, Romina Salvadori, Marco Messina, Emanuele Wiltsch Barberio, David Boato, Adriano Clera, Xabier Iriondo.