Alle relazioni di coppia tra artisti, scrittori, scenografi, filosofi è stata dedicata la mostra Modern couples, che ha avuto vasta risonanza al Barbican a Londra, la scorsa estate, con un sontuoso catalogo edito da Prestel. Traiettorie spesso instabili, non di rado dense di scontri, complesse, aspre, ma anche ricchissime di proposte artistiche hanno legato figure capitali del mondo novecentesco: una di queste è raccontata da Helmut Böttiger in Ci diciamo l’oscuro La storia d’amore tra Ingeborg Bachmann e Paul Celan (traduzione di Alessandra Luise, Neri Pozza, pp. 251, € 19,00) che potendo contare su documenti d’archivio spesso inediti, ripercorre l’esistenza, assai ondivaga, dei due poeti.
Tutto ha inizio nella convulsa Vienna postbellica, in una atmosfera da Terzo uomo, dove nel 1948 si incontrano la giovane scrittrice, che è riuscita a lasciare la provinciale città natale Klagenfurt, arrivando nella capitale, dove ha una relazione con l’influente letterato Hans Weigel, che era stato in esilio in Svizzera dal tempo dell’Anschluss. Bachmann comincia lavorando come redattrice alla radio degli americani Rot-Weiß-Rot, mentre Celan , giovane, ma già riconosciuto, arriva nell’antica capitale imperiale, dalla lontana Czernowitz, dopo avere trascorso due anni assai intensi a Bucarest, a stretto contatto con il gruppo surrealista, che faceva capo a Gherasim Luca, in continuo dialogo con Tristan Tzara.

La passione tra i due è anche scambio di figure letterarie, icone poetiche, come le paulonie, che spesso ricorrono nelle liriche giovanili di Celan, e a cui torna la scrittrice in Malina, suo romanzo maggiore, in cui l’autore di Fuga della morte viene evocato in diverse varianti della sua complessa personalità. Mentre Bachmann studia la filosofia di Wittgenstein e analizza Heidegger, cui dedica la sua tesi di laurea, Celan è convinto che Vienna sia solo una stazione di passaggio delle sue peregrinazioni.

Nel 1948 è a Parigi, dove qualche tempo dopo, nel 1952, sposa l’artista Gisèle Lestrange, che avrebbe illustrato larga parte della sua opera. La fuga diventa necessaria anche per la poetessa, che pubblica nel 1956 la raccolta con cui si afferma: Invocazione all’Orsa maggiore. Decide di vivere in Italia, a Napoli o a Ischia, con Hans Werner Henze, poi a Roma, dove ha a fianco Max Frisch, con cui sviluppa una relazione assai tormentosa. Il libro di Böttiger ripercorre bene la complessa relazione dei due poeti, che si prendono e si lasciano, tra occasioni pubbliche del Gruppo 47 e incontri, distanziati negli anni. Nel frattempo le reciproche produzioni si incrociano, finché in Malina Ingeborg Bachmann torna al suo rapporto con Celan, inserendo come fil rouge nel testo, pagine in corsivo che diventano I segreti della principessa di Kagran, diario segreto di un amore tormentato.