I videogiochi raccontano una storia parallela a quella della realtà: a volte aderente, a volte così ucronica da rendere sempre più labile il confine tra i due mondi. È però prassi degli sceneggiatori e dei creatori di inserire vere canzoni all’interno di universi sconvolti dall’uragano dei «what if», le ipotesi che cambiano il corso del tempo. Gli eroi dei videogiochi combattono guerre sanguinose, compiendo scelte morali difficili e disumane come ci mostra il doloroso In This War of Mine. Tutto umano, ma alla fine soprattutto di pixel e finzione. Il ponte però tra il nostro mondo e la fantasia resta la musica: tra colonne sonore originali come le partiture straordinarie di Alexei Omelchuk per Metro o quelle struggenti di Mikolai Stroinski per Chernobylite, si trovano, nei giochi di guerra, anche delle canzoni all’apparenza aliene, fuori contesto e non pensate per un videogame.
Tra inni partigiani e pezzi rock, il nostro viaggio, joypad come fosse un fucile in mano, comincia qui.

L’INNO DI GARIBALDI
Martha Is Dead è un videogioco italiano, uscito proprio quest’anno, che si è imposto sul competitivo mercato internazionale soprattutto per una storia così intensa da avere ben pochi paragoni. Forse solo il recente e delicatissimo Remothered: Broken Porcelain, un survival horror made in Sicilia, è riuscito a mostrare l’adolescenza con un tale equilibrio di crudeltà e dolcezza. Martha Is Dead riesce, meglio del precedente lavoro di LKA, The Town of Light, a mettere in scena una storia di follia e abusi sullo sfondo di una seconda guerra mondiale vissuta dalla figlia di un ufficiale tedesco. Gran lavoro poi, oltre alla magnifica grafica, lo fanno le musiche, d’atmosfera nelle parti horror e sorprendenti quando si ascolta un’azzardata versione di Bella ciao lentissima e emotiva, proprio durante una sequenza lirica che racconta di una guerra cannibale, capace di uccidere, divorare e massacrare indistintamente chiunque, qualsiasi divisa portino, partigiani o nazisti. Merito della colonna sonora è soprattutto del gruppo dei Femina Ridens, composto da Francesca Messina, cantante, musicista, attrice e compositrice, e Massimiliano Lo Sardo, polistrumentista che fin dai primi anni Novanta ha sviluppato il proprio interesse per l’improvvisazione e per la sperimentazione. Il loro approccio alla rivisitazione di temi passati è sorprendente: la materia cannibalizzata trova nuova linfa grazie alla riscoperta di tonalità e suoni freschi come già il gruppo aveva fatto con l’album Kalenda Maya, con un approccio, in quel caso alla musica medioevale, più che filologico, visionario. Fanno capolino, nella colonna sonora di Martha Is Dead, anche altri brani storici, molte volte trasmessi all’interno del gioco da una vecchia radio, come Hörst Du die Mandolinen Klingen di Hans Brückner, Am Wald in der Schenke zum Kürassier di Wolfgang Kummer, La folletta di Salvatore Marchesi e Dein Ist Mein Ganzes Herz di Franz Lehár. Spicca poi l’Inno di Garibaldi di Alessio Olivieri, un canto patriottico del Risorgimento italiano. Durante la resistenza venne adottato dalle brigate di partigiani comunisti (le cosiddette Brigate Garibaldi) e utilizzato dall’emittente radiofonica Radio Bari come sigla di chiusura della trasmissione Italia combatte. Celebri i versi «Si scopron le tombe, si levano i morti/I martiri nostri son tutti risorti» e «Va’ fuori d’Italia! va’ fuori ch’è l’ora!/Va’ fuori d’Italia! va’ fuori, stranier!». Da contrasto la presenza della celebre Badenweiler Marsch di Georg Fürst, una famosa marcia militare che accompagnava le apparizioni pubbliche di Adolf Hitler.
Dalla Spagna, sempre in tema partigiani ci arriva, un evidente falso, così verosimile però che, quando viene suonato nel trailer, ci sembra davvero una canzone uscita da un 78 giri. Mai come qui d’altronde gli elementi di vero o falso storico si mischiano per confondersi inesorabilmente.
Malnazidos è soprattutto un (atroce) film spagnolo che riprende, in piccolo, il lavoro pulp tarantiniano di Julius Avery per Overlord, uno splatter di guerra incentrato su un gruppo di soldati in lotta con un’invasione zombi. A qualcuno deve essere balzata in testa la malsana idea che potesse essere un buon videogioco, ma da un film mediocre non poteva che nascere un videogame mediocre.
Diversa questione invece per la colonna sonora. Resuitó el Lucero è il tema composto per l’occasione da Luis Nieto e interpretato con trasporto da Isabel Loreto, una voce che sembra perfettamente uscita, anzi resuscitata, dagli anni Quaranta, quelli della copla spagnola. Un divertente pezzo che mischia il vintage su testi modernissimi che assurdamente parlano di infetti e zombi. «Mi sono divertito molto a poter mescolare un tema stravagante come l’universo degli zombi con la musica che ascoltavano i miei genitori», ha dichiarato il compositore.

ARRIVA IL DIAVOLO
Sympathy for the Devil è una canzone dei Rolling Stones, traccia iniziale dell’album Beggars Banquet del 1968. Si tratta di uno dei brani più celebri della band, uno dei più amati e imitati. È annoverata giustamente al 32º posto nella lista delle 500 migliori canzoni di sempre redatta dalla rivista Rolling Stone nel 2004. Quello che i profani non sanno è che, tra le molte cover e apparizioni in diversi film, questo brano fu inserito anche nella colonna sonora di Call of Duty: Black Ops, uno dei più celebri giochi di guerra. La scena dell’arrivo delle truppe militari, attraverso un fiume del Laos, riesce, grazie alla voce di Mick Jagger, ad essere così potente da ricordare Apocalypse Now di Coppola. Questa alchimia tra gioco e musica ha addirittura spinto l’album dei Rolling Stones a un +20% di vendite nel mese dell’uscita di Call of Duty: Black Ops. D’altronde la scena che racconta è spettacolare, un commento sonoro in aumento in cui grida ed esplosioni si susseguono senza un attimo di sosta. Un uso perfetto di un grande classico, che nasconde però un enorme falso storico. Il brano di Jagger & soci fu infatti registrato nel giugno del 1968, quattro mesi dopo la missione di Black Ops, quindi non poteva essere certo trasmesso da una stazione radio.

TEMI RIVOLUZIONARI
Far Cry è un gioco spensierato ma dai temi importanti. Si pensi al numero 5 che porta il protagonista, a un passo da un’apocalisse delirata da un sedicente profeta, ad affrontare una setta religiosa che ricorda molto da vicino quella suicida del Jim Jones, fondatore della comunità il Tempio del Popolo, 909 morti, tra i quali neonati e bambini. Il sesto capitolo, il più recente, invece affronta con toni più cupi del solito il tema della rivoluzione portando il nuovo eroe, Dani Rojas, a combattere un dittatore modulato sulla figura di Fulgencio Batista, in una terra che ricorda non poco la Cuba prima e dopo la rivoluzione del 1958. La questione razziale e identitaria è d’altronde un tema ricorrente nel gioco quanto nella politica castrista, tanto che, durante l’avventura, viene più volte sottolineato il divario e la relativa incertezza riguardo le condizioni delle minoranze a seguito di un possibile colpo di stato.
I temi rivoluzionari quindi esplodono prepotentemente in Far Cry soprattutto quando in una sequenza il commento è all’apparenza la celebre Bella ciao, sdoganata ai profani da una iconica sequenza de La casa di carta, serie Netflix che usava l’inno patriottico per accentuare la componente proletaria dei rapinatori. Qui però la canzone appare, come in tv, in spagnolo, ma con un testo molto diverso. Prendiamo l’inizio della versione originale «Una mattina mi son svegliato, oh bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao! Una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor» che diventa in questo caso «Mi sono svegliato incatenato oh bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao, la mia terra me l’hanno rubata e hanno bruciato il mio paese apri gli occhi c’è un tiranno oh bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao ciao». Si tratta di una versione creata appositamente per il videogioco intitolata El Bella ciao de Libertad dal gruppo La Sonoya Yarana, con testi cambiati e ispirati, come l’originale, alla canzone Fior di tomba presente nei Canti popolari del Piemonte di Costatino Nigra del 1888 e cantata in dialetto torinese. Per concludere, non si può non citare l’uso della struggente Mad World, interpretata da Gary Jules in Gears of World, un brano così intrinsecamente legato alla serie che sembra scritto proprio per essa. È qui che concludiamo il nostro viaggio tra musiche del reale suonate in un mondo non vero, tra guerre di tutte le epoche e nemici che, come ci insegna De André ne La guerra di Piero, non sono poi alla fine tanto diversi da noi.