Associo inevitabilmente il nome di Constanza Macras all’idea del viaggio. La regista e coreografa argentina, però ormai basata da tempo a Berlino, forse più di ogni altro artista si è dimostrata capace di esplorare l’oltre e l’altrove. Con la voracità della propria cultura visiva. Che non è adesione a un tardivo spirito del tempo post-moderno ma presa d’atto della globalizzazione dell’immaginario, dell’esplosiva fusione che si produce ogni volta che mondi un tempo lontani vengono a contatto. Dal quartiere berlinese dell’ormai lontano Scratch Neukölln, approdo dell’immigrazione turca, alla delirante India bollywoodiana dello strepitoso Big in Bombay; dallo squarcio che la carovana...