Nell’Unione Europea, più la Gran Bretagna, ci sono 17 milioni di alveari e 600 mila apicoltori che producono ogni anno circa 250 mila tonnellate di miele. Sono dati dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che rendono bene l’idea dell’importanza che le api hanno dal punto di vista economico oltre che ambientale, favorendo l’impollinazione delle piante. Negli ultimi anni però gli apicoltori di tutto il continente hanno lanciato un grido di allarme per denunciare la continua riduzione del numero delle colonie di api e il declino delle loro popolazioni.

Nel nostro Paese è dal 2003 che viene segnalata la moria di questo prezioso insetto imputata a più fattori, quali: parassiti (come la varroa), utilizzo di alcuni agrofarmaci, inquinamento ambientale, cambiamenti climatici, sempre minore presenza di biodiversità vegetale. Per proteggerlo si sta muovendo l’Unione europea in più direzioni: da norme sempre più stringenti in fatto di utilizzo di agrofarmarci alla salvaguardia e incentivazione degli habitat frequentati dalle api.
Ma tutti noi dobbiamo essere in prima linea nel mettere in pratica delle azioni che facilitino la loro vita. Per fare questo occorre conoscere a fondo in quale ambiente si muovono e la complessità della loro società. Qui ci viene incontro Francesco Nazzi, professore di zoologia e di apidologia e apicoltura all’Università di Udine, che ha da poco dato alle stampe il libro In cerca delle api, intraprendendo un vero e proprio viaggio nel mondo delle api: dall’individuo alla colonia, dall’alveare all’ecosistema.

Ecco dunque che in centotrenta pagine suddivise in quattro capitoli ci fa conoscere da vicino l’ape e come funziona il superorganismo (l’alveare) formato da migliaia di individui, ma anche comprendere quanto è importante che l’ecosistema in cui vive sia il più salubre possibile. Molto interessanti sono anche le domande, con le relative risposte, del tipo: come «potremmo classificare il comportamento delle operaie che rinunciano alla riproduzione per dedicare tutte le proprie energie al sostentamento della colonia e in particolare all’allevamento delle sorelle?».

In parole povere, chi glielo fa fare a un’operaia di allevare la figlia di un’altra ape invece della propria? Ecco allora alcune pagine dedicate alla matematica dell’altruismo. O ancora. Siamo sicuri che alle api manchi la parola? «In effetti, caso pressoché unico tra gli animali, le api sono dotate di un vero e proprio linguaggio, il cosiddetto linguaggio delle danze», scoperta dovuta a Karl von Frisch (1886-1982) che fu insignito del premio Nobel.

Ma anche: come fanno le api a costruire cellette dalla geometria perfetta? Cosa vede e come facciamo a saperlo? Quali sono i molti nemici che minacciano questi preziosi insetti e cosa si può ancora fare per tutelarli?

Bene anche l’inserimento nel libro dell’importanza dell’apicoltura come attività agricola complementare per le popolazioni rurali di tutto il mondo; non dobbiamo dimenticarci che tre quarti dei poveri del mondo vivono nelle campagne.

Nell’ultimo capitolo l’autore pone un interrogativo inquietante e che spesso viene evocato dagli esperti: «E se sparissero le api?». Cosa non del tutto impossibile, ma catastrofica visto che, come scrive Nazzi, le api concorrono all’impollinazione di tre quarti delle colture agrarie importanti per l’alimentazione umana.
Chiude il libro un decalogo per gli amici delle api dove tra i tanti consigli c’è anche questo, semplice quanto utile: chiedete al vostro Comune di salvaguardare le alberature cittadine limitando al minimo le potature e di installare aiuole fiorite nei parchi pubblici.