Orfani di Luigi Gubitosi appena eletto amministratore delegato di Tim, i restanti due commissari – Enrico Laghi e Stefano Paleari – di Alitalia hanno ieri pomeriggio dato il via libera all’offerta di Ferrovie. Anticipando di poco i tempi previsti, si concretizza così la prima unione ferro-cielo mai avvenuta in un paese sviluppato. Il piano del governo è quello di rilanciare la compagnia di bandiera utilizzando la compagnia ferroviaria: un polo unico dei trasporti. Parlare di nazionalizzazione risulta però eccessivo. Per superare le ovvie critiche sul fatto che Fs non abbia compentenze per affrontare il mercato globale dei cieli, pieno dei giganti frutto di fusioni e selezione naturale del modello low cost, l’ad Gianfranco Battisti ha subito messo come condizione l’alleanza con una compagnia internazionale. Con Lufthansa scartata perché chiedeva il taglio di 4mila su 12mila dipendenti, i due candidati rimasti sono l’americana Delta e la low cost inglese EasyJet.
«Stiamo interloquendo con molti operatori, fra questi c’è anche EasyJet ma non solo. Presto potremmo essere nella posizione di annunciare qualcosa di definito – aveva precisato ieri mattina Battisti – . Stiamo registrando molto interesse attorno alla capacità progettuale di Fs e alla sua leadership per gestire questo processo».
Anche da parte di EasyJet arrivano aperture: «Siamo una compagnia di corto raggio. Siamo aperti ad operazioni con altri. Siamo interessati ma non posso fare altri commenti», ha dichiarato il direttore per l’Italia Francois Bacchetta.
Le Ferrovie, che da oggi potranno dedicarsi ad un’analisi dei conti Alitalia più stringente, si riservano di costituire una nuova società (newco) in cui andranno a mettere tutto il buono rimasto di Alitalia, compresi – si spera – i circa 12mila dipendenti. Come da modello Marchionne, rimarrà una bad company per i debiti, materiale e società satellite non considerate utili ed eventuali esuberi.
Il vero punto di domanda riguarda la conversione dei 900 milioni (saliti ad un miliardo considerando gli interessi) del prestito ponte in capitale della nuova Alitalia. Il prestito scade il 15 dicembre: il governo spera nel via libera dell’Unione europea. Diversamente Fs dovrà sborsare molto di più: 1,5-2 miliardi. E i conti non tornerebbero già.
La soglia di intervento diretto dello Stato dovrebbe non a caso essere fissata nel 15 per cento: lo stesso livello che ha il governo Macron in AirFrance, che hanno il governo svedese e danese nella compagnia scandinava Sas, mentre la nazionalizzazione vera l’ha fatta il governo portoghese riappropriandosi del 50 per cento della compagnia di bandiera Tap.
Ieri Battisti, presentando il nuovo orario invernale di Trenitalia a Milano, ha dato qualche elemento. «Puntiamo all’integrazione modale con gli aeroporti e (perfino, ndr) i porti». Spacciando i già esistenti collegamenti con l’aeroporto romano di Fiumicino – la novità riguarda il cambio della coppia di treni da Frecciabianca a Frecciarossa e un nuovo treno per la dorsale tirrenica – come primo step del piano industriale Fs che – anche a causa del dossier Alitalia – slitterà da inizio a fine gennaio.
Fs ha già aiutato il governo a risolvere una crisi aziendale. Tramite la controllata Bus Italia è entrata in Industria Italiana Autobus, l’azienda che doveva rilanciare il settore lanciato sguarnito da Fiat. Per Iia oggi sarà una giornata decisiva: si tiene l’assemblea dei soci e i sindacati – dopo aver ricevuto rassicurazioni sugli stipendi di ottobre direttamente da Luigi Di Maio, a ieri non accreditati – oggi saranno presenti, pronti a presidiare e protestare in caso di ennesima fumata nera.
Tornando a Alitalia, i sindacati già lunedì avevano chiesto un incontro a Fs. Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt – con anche la Cub che non ha firmato gli accordi sul rinnovo della cassa integrazione per 1.570 unità equivalenti fino al 23 marzo 2019 – chiedono di nominare in fretta un sostituto di Gubitosi (la Cub ne critica fortemente l’operato chiamandolo «uomo per tutte le stagioni»). I sindacati poi chiedono a Di Maio di far ripartire il tavolo di confronto, dopo l’incontro che si era svolto il 12 ottobre.