Liberi tutti, dice Downing Street. Ieri, oltre a esser stato nuovamente attaccato alla Camera per i party «di lavoro» che potrebbero costargli le dimissioni, il traballante Johnson ha annunciato il ritiro delle restrizioni anti-Covid. Da oggi nessuno sarà incoraggiato a lavorare da casa e da giovedì prossimo nessuna certificazione di vaccinazione sarà richiesta per l’accesso a luoghi ed esercizi pubblici. Decade l’obbligatorietà delle mascherine nelle scuole secondarie e, da giovedì, dai mezzi pubblici. Johnson ha aggiunto che allo scadere, il 24 marzo, l’obbligo di quarantena per i positivi non sarà rinnovato.

È un (in)cauto insistere nella strategia made in England di lotta alla pandemia, che finora accomuna il più alto numero di vittime in Europa a misure sanitarie non coercitive, galoppanti vaccinazioni e un’infettività in calo. I contagi sono ancora alti – 108.069 ieri, 652.469 nell’ultima settimana – ma fanno registrare un declino quasi del 40%, mentre i decessi di ieri erano 359, con un aumento di quasi il 10% nell’ultima settimana. Il dato su cui si basa l’azzardo è l’appiattimento della curva dei ricoveri, fermi su 2000 al giorno. È una decisione massimamente politica che serve a soccorrere il disastroso gradimento di questo governo.

La mossa ha incontrato la fredda disapprovazione di parte del mondo scientifico. Scienziati e medici delle università di Londra (Ucl) Oxford, Warwick, Leeds, Leicester e Southampton, hanno condannato la decisione, dichiarandola prematura di almeno un paio di settimane, sottolineando l’incertezza sulla capacità del virus di variare ancora e la perdurante, altissima pressione sul sistema sanitario. Un nuovo azzardo che potrebbe funzionare, ma anche no. Lo scopriremo solo sopravvivendo.