Il Consiglio Ue di ieri ha avuto un pensiero anche per la Repubblica democratica del Congo, dopo la strage di manifestanti che il 19 e 20 settembre scorsi erano scesi in piazza per protestare contro la minaccia di «golpe istituzionale» da parte del presidente Joseph Kabila. Polizia ed esercito provocarono almeno 50 morti: un «uso sproporzionato della forza», secondo il Consiglio Ue, che configura «gravi violazioni dei diritti umani». Per sette “pezzi grossi” delle forze di sicurezza congolesi quindi scattano subito le restrizioni alla libertà di viaggiare e il congelamento dei beni. Tra loro il capo della potente guardia presidenziale Ilunga Kampete e l’ex generale Celestin Kanyama, che come altri due funzionari presenti nella lista, già alla fine di settembre era stato sanzionato in modo analogo da parte del Dipartimento di stato Usa.

I ministri degli Esteri europei si sono anche detti «profondamente preoccupati» per l’incertezza politica che regna nella Rdc a pochi giorni dalla scadenza del mandato presidenziale di Joseph Kabila. «Qualsiasi nuovo governo in carica dopo quella data (19 dicembre, ndr) deve radicare la propria legittimità in una cornice politica definita in modo chiaro e inclusivo; in caso contrario, i rapporti con l’Ue ne soffriranno».

La risposta del governo di Kinshasa: «È un ritorno all’imperialismo».