Si è aperto ieri mattina a Bologna il nuovo processo per la strage del 2 agosto 1980. Le nuove indagini della procura bolognese hanno portato al rinvio a giudizio di Paolo Bellini – riconosciuto dalla ex moglie in un video in stazione in giorno della strage – e a ricostruire i mandanti e finanziatori della strage che il 2 agosto del 1980 uccise 85 persone ferendone oltre 200.
Introducendo le prove della pubblica accusa, il sostituto procuratore generale di Bologna Umberto Palma ha sostenuto che la strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna «fu finanziata dalla P2 e compiuta da elementi di estrema destra, manovrati dai Servizi deviati, non solo dei Nar ma anche di Terza posizione e Avanguardia nazionale, diretta da Stefano Delle Chiaie e di cui aveva fatto parte Paolo Bellini. Delle Chiaie era manovrato, a sua volta, da Federico Umberto D’Amato, un servitore dello stato molto infedele, perché abbiamo scoperto i soldi che ha preso in nero da Gelli».
«È stata una strage che ha tentato di sabotare la democrazia italiana, che ha colpito le vittime, la città e l’Italia intera», ha detto l’avvocato Andrea Speranzoni, che rappresenta i familiari delle vittime.
Il processo andrà avanti con due udienze a settimana, sono 200 i testimoni chiamati a deporre.
Per il tramite dell’inchiesta giudiziaria sui mandanti della strage di Bologna si delinea il punto centrale della vicenda mai accertato finora né sul piano giudiziario né su quello storiografico: il movente ovvero la finalità politica che si proponeva una strage di quella portata in un contesto, quello dell’Italia del 1980, completamente diverso dal 1969 di Piazza Fontana o dal 1974 dell’Italicus e di Brescia. Partendo da certezze processuali come la condanna definitiva per depistaggio comminata a Gelli, Belmonte, Musumeci e Pazienza, il processo procede verso il vertice economico-finanziario e verso l’apparato politico-militare direttamente coinvolti nella strage e più in generale nella linea eversiva del programma della P2.
La condanna di Gilberto Cavallini in primo grado conferma la responsabilità diretta dei Nar come «braccio esecutivo» già affermata dalle condanne di Fioravanti, Mambro e Ciavardini.
Paolo Bellini – fascista, assassino reo-confesso di Alceste Campanile, militante di Lotta continua – si presenta come l’uomo “cerniera” tra l’eversione nera degli anni 70-80 e la stagione delle stragi di mafia del ’92-‘93 in cui svolge la funzione di uomo dei servizi di sicurezza (in particolare il Ros dei carabinieri) e di contatto con Antonino Gioè (esponente mafioso).
Ieri entrando in aula Paolo Bellini ha detto di sentirsi «come Sacco e Vanzetti». Il paragone con i due anarchici innocenti giustiziati negli Stati Uniti ha provocato rabbia nei familiari delle vittime. «Mi auguro che Bellini si difenda nel merito e non con queste battute assurde che fanno solo male alle vittime e alla città di Bologna», ha commentato il presidente dell’associazione Paolo Bolognesi.
Fra le parti civili del processo figurano anche il comune di Bologna e la Regione Emilia-Romagna. «È una tappa fondamentale per arrivare alla verità completa, la cosa per cui da 40 anni camminiamo insieme in questa città. Sarà un processo impegnativo, deve avere l’attenzione di tutti noi», ha detto il sindaco di Bologna Virginio Merola. «Abbiamo voluto essere anche oggi al fianco dell’Associazione dei familiari. La speranza, mai sopita, è di arrivare alla piena luce e chiarezza su chi ha voluto, ordinato, finanziato questa orribile strage», ha sottolineato la vicepresidente della Regione Elly Schlein.