Donald Trump ha dichiarato guerra ai membri del suo partito minacciando le carriere politiche dei repubblicani conservatori del Freedom Caucus rei di aver contribuito a silurare la cancellazione dell’Obamacare.

Per farlo Trump ha usato ancora una volta Twitter, da dove ha preso di mira il blocco dei repubblicani più conservatori della Camera dei Rappresentanti, dicendo apertamente che cercherà di sconfiggerli durante le elezioni del Congresso del prossimo anno, se il Freedom Caucus continuerà a sfidarlo. Ovviamente il gruppo ha risposto senza ritrarsi ma dicendo che non si piegheranno davanti al bullismo.

Alla domanda se i commenti di Trump siano stati costruttivi, il repubblicano Justin Amash, membro del Freedom Caucus del Michigan, ha risposto: «Sono costruttivi in quinta elementare. Si possono tollerare da un bambino per fargli trovare la sua strada, ma non è così che funziona il nostro governo».

Il fatto è che Trump è a capo di un partito che non conosce e che è estremamente diviso, ed accontentare l’estrema destra senza perdere i voti dei moderati repubblicani si è dimostrato difficile; già in precedenza Trump aveva accusato il Freedom Caucus di strappare «la sconfitta dalle fauci della vittoria» con la sua opposizione alla sostituzione dell’Obamacare ma è andato anche oltre, equiparando i membri del suo partito all’opposizione democratica, per sottolineare la misura in cui si sente tradito dai legislatori conservatori.

In questo caso specifico Trump ha attaccato le circa tre dozzine di membri del Freedom Caucus, che sono stati solidamente eletti o rieletti in distretti di tradizione repubblicana, dimostrando in modo chiaro che piega abbia preso il conservatorismo in quelle zone.

Sembra implausibile che i tweet del presidente possano convincere la base a votare altrimenti, anzi. «Nulla da aggiungere in questo momento – ha detto la portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders, interrogata su questa esternazione di Trump – Il tweet del presidente parla da sé».

Più morbido il presidente della Camera Paul Ryan, che ha detto ai giornalisti di simpatizzare con Trump: «Capisco la frustrazione del presidente, è comprensibile che si senta frustrato, in quanto non stiamo andando dove vuole andare».

La frustrazione di Trump e Ryan è condivisa anche da Chris Collins, membro del Tuesday Group, altro sotto gruppo dei repubblicani, moderati.

«Il presidente Trump è ovviamente frustrato, come molti di noi lo sono, e c’è solo un gruppo da colpevolizzare, per questo ed è il Freedom Caucus – ha detto Collins – Ma su ogni voto il Tuesday Group non potrà mai concordare con il Freedom Caucus, e lo dico scandendolo in maiuscolo: N-E-V-E-R».

Ma le dichiarazioni tanto del Freedom Caucus quanto del Tuesday Group, la difficile gestione delle divisioni interne al partito che lo ha fatto eleggere e la rabbia che portano Trump a scagliasi contro un ramo dei suoi, non gli impediscono comunque di avere un occhio anche vero l’esterno dove sta portando avanti la sua politica protezionista.

La notizia è stata data dal Wall Street Journal: nei progetti di Trump c’è quello di imporre dazi punitivi su alcuni prodotti europei, come risposta al bando Ue del 2015 sulla carne di manzo Usa trattata con ormoni.

Secondo il Wsj dietro la decisione di Trump ci sarebbero le proteste dei produttori statunitensi, secondo i quali l’Unione Europea non ha aperto abbastanza i propri mercati alla loro carne non trattata con gli ormoni, come invece prevedeva l’accordo.

Questi nuovi provvedimenti coinvolgerebbero anche l’Italia riguardando la Vespa Piaggio, l’acqua Perrier (proprietà Nestlè che produce anche la San Pellegrino) e il formaggio Roquefort.

Se inizialmente i rapporti economici scanditi da dazi punitivi sembravano da intendersi nei confronti della Cina, ora il nemico è cambiato: con la Cina i rapporti vanno normalizzandosi e l’alzata di scudi sta avvenendo nei confronti dell’Unione Europea.

Questo dei super-dazi nei confronti dei prodotti Ue al momento non è stato ancora siglato, ma sarà uno tra i primi compiti del rappresentante Usa per il commercio estero nominato da Trump, Robert Lighthizer, sempre che venga confermato dal Senato.