L’intervista di Bruno Vespa al figlio di Totò Riina, Salvo, provoca un formale richiamo alla Rai da parte dell’Authority per le comunicazioni, che ha esaminato un esposto del dem Michele Anzaldi. In una lettera al dg Campo Dall’Orto, il presidente dell’Agcom, Angelo Cardani, scrive: «L’intervista appare presentare talune criticità quanto alle modalità e alla contestualizzazione della stessa, nonché alla complessiva caratterizzazione del personaggio intervistato». Per il garante è mancata «una più esauriente ricostruzione delle biografie dell’intervistato e delle altre persone citate» nonché «una più rigorosa contestualizzazione storica dei fatti». Mentre «la censurabile unilateralità di molte fasi dell’intervista, condotta senza un adeguato contraddittorio, e con le reticenze e le omissioni dell’intervistato lasciate senza sostanziali repliche idonee a fornire al telespettatore una rappresentazione veritiera e completa, hanno pregiudicato la completezza delle informazioni in ordine ai fatti di cronaca oggetto di narrazione e alle conseguenze che ne sono scaturite in ambito giudiziario, nonché posto oggettivamente in secondo piano quel valore irrinunciabile che è il rispetto della sensibilità degli spettatori e, primo fra tutti, del dolore dei parenti delle vittime di mafia». Vespa si dice «profondamente sorpreso dal provvedimento» dell’Agcom, «che non ricordo essersi mai espressa con tanta clamorosa severità nei confronti di una intervista televisiva».

L’Authority ha anche inviato alla Rai un richiamo sul referendum del 17 aprile scorso, in particolare perché conduttori di programmi come Agorà e Uno Mattina hanno diffuso informazioni errate «sminuendo la valenza nazionale della consultazione».