Forse è solo un breve rinvio per ritoccare i passaggi più impresentabili e aspettare che si spenga l’eco delle proteste sollevate da tutte le associazioni ambientaliste che questa mattina manifesteranno davanti piazza Montecitorio contro quello che considerano «un nuovo condono». Fatto sta che il ddl sull’abusivismo che porta la firma del verdiniano Ciro Falanga molto probabilmente non arriverà oggi in Aula alla Camera per la quarta lettura, come previsto, e sarà invece rinviato in commissione per una riformulazione del testo, col rischio però che si impantani nei gorghi di fine legislatura e finisca in un binario morto.

Il Pd e la maggioranza di governo, che pure lo hanno sostenuto fino a maggio scorso, non hanno infatti retto all’urto delle contestazioni e hanno innestato la retromarcia sul testo che introduce il concetto di «abusivismo di necessità» e crea una gerarchia nella procedura delle demolizioni in grado di rallentare il già brachicardico ritmo degli abbattimenti degli ecomostri.

La prova del nove della pericolosità di un testo di legge diventato chissà perché più urgente di quello dei consumo del suolo, per fare un esempio che rimanga nel campo ambientale, la si è avuta con il terremoto di Ischia. È stato allora che le contestazioni di cui si sono fatte portavoce Sinistra italiana e parte di Mdp hanno convinto molti parlamentari dem, come lo stesso presidente della commissione Ambiente Ermete Realacci, della necessità almeno di ulteriori modifiche al testo.

C’è però chi, nel Pd, soprattutto tra i sindaci, apprezza il nuovo protagonismo lasciato alle Procure nel decidere le priorità, e plaude all’elenco dei criteri fissati per l’autorizzazione alle ruspe che restringe il campo agli immobili sottratti alle mafie, a quelli «di rilevante impatto ambientale» costruiti su aree demaniali, protette, con vincoli, o a rischio sismico, a quelli che costituiscono «un pericolo per l’incolumità pubblica e privata».

Secondo il Wwf, la legge Falanga è un vero e proprio condono per tutti gli edifici abusivi che sono anche abitati, come nei casi di alcune abitazioni distrutte dal terremoto ischitano o molte di quelle costruite sulle pendici del Vesuvio. Un diritto acquisito che, spiega la presidente del Wwf Italia Donatella Bianchi, «prevale sull’interesse comune a tutelare la pubblica e privata incolumità e i vincoli ambientale, paesaggistico, sismico, idrogeologico, archeologico e storico-artistico, nel momento in cui si chiede alle Procure delle Repubblica di mettere in fondo alla lista l’ordine di demolizione degli edifici illegali che siano stabilmente abitati». Il Verde Angelo Bonelli, plaude alla notizia del possibile stop della norma che, sottolinea, «avrebbe reso impossibili le demolizioni paralizzando l’attività degli uffici giudiziari».

Un ddl dunque che «deve essere fermato», come sostiene il capogruppo di Sinistra Italiana-Possibile a Montecitorio Giulio Marcon che ricorda: «Il nostro Paese, già fragile per rischio sismico e dissesto idrogeologico, non può permettersi l’ennesimo regalo agli speculatori e a chi ha massacrato il territorio».