«Per sederci al tavolo delle trattative vogliamo un segno di discontinuità» è il messaggio che i Verdi europei lanciano a socialisti, liberali e popolari per una possibile alleanza, per voce di Philippe Lamberts, co-presidente del gruppo insieme alla spizenkanditaten Ska Keller.

Nato a Bruxelles, una laurea in ingegneria civile e dal 2009 deputato verde al parlamento di Strasburgo, Lamberts, europeista convinto, è stato nella passata legislatura fra i più duri oppositori alle scelte dell’attuale prediente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.

Una possibile alleanza potrebbe realizzarsi solo se temi come la giustizia sociale e la transizione ecologica sono sul tavolo delle trattative. Su come poi queste possano tradursi in proposte concrete Lamberts non si sbilancia, aspettando, forte del proprio risultato elettorale, che popolari, liberali e socialisti facciano il primo passo.

Come spiega il successo dei Verdi?

Abbiamo fatto un ottimo risultato perché è questo il tempo dell’emergenza climatica e della necessità di riportare i temi della giustizia sociale nell’agenda politica europea. In un contesto in cui in tanti hanno espresso un voto di protesta, noi siamo riusciti a dare una risposta politica di cambiamento credibile. Siamo riusciti a motivare l’elettore per un voto di adesione per una transizione ecologica e verso una società più giusta.

Siete disponibili a una alleanza con socialisti, popolari e liberali?

Non ci sono alternative possibili. Ma voglio essere chiaro: noi possiamo far parte di una coalizione di questo tipo solo se ci sono chiari segni di discontinuità rispetto al passato. Non senza che popolari, socialisti e liberali mettano in discussione il proprio operato. Poiché se oggi siamo dove siamo lo dobbiamo alle politiche che questi gruppi hanno condotto fino ad oggi.

Quali argomenti metterete sul tavolo delle trattative?

Non voglio iniziare una trattativa a mezzo stampa, anche se il nostro programma lo conoscono tutti: transizione ecologica e giustizia sociale. Aspetto il buon momento per mettere le nostre proposte sul tavolo.

Chiederete di rivedere i negoziati di libero scambio, come ad esempio il Ceta?

Questo è un argomento interessante per rimettere in discussione quanto fatto fino ad ora. E poi mostra bene le divisioni e le contraddizioni per esempio della famiglia socialista. È chiaro che questo sarebbe un dossier da mettere sul tavolo.

Qual’è lo stato di salute della sinistra e che ruolo possono giocare i Verdi?

Io mi chiedo che cos’è oggi la sinistra. Il Partito democratico è di sinistra? A volte fatico a crederlo. I socialisti spagnoli? Dipende dagli argomenti. Oggi la sinistra vive un periodo di cattiva salute. Noi possiamo darle impulso e riportarla su argomenti che le sono propri, come la giustizia sociale.

I Verdi vanno bene nell’Europa centrale e settentrionale, male in quella meridionale. Perché?

Ci sono diverse ragioni, dalla cattiva gestione da parte dei gruppi dirigenti passando per le divisioni che si sono create a livello nazionale. In Portogallo i verdi sono stati una filiale del partito comunista. In Spagna e in Grecia ci sono state troppe divisioni interne che non hanno permesso ai gruppi ecologisti di emergere. E poi ci sono casi come quello italiano dove c’è stata una cattiva gestione da parte del gruppo dirigente, e penso soprattutto a Pecoraro Scanio.

Eppure in Italia ci sono state le manifestazioni per il clima fra le più partecipate al mondo.

E questo mostra che c’è voglia di portare il temi dell’ecologia e della giustizia sociale fra le priorità dell’azione politica. Temi che purtroppo, in paesi come l’Italia, non trovano rappresentanza. Questo è dovuto anche al fatto che il Movimento 5 stelle ha inizialmente monopolizzato le tematiche ambientali, per poi dimenticarsene, preferendo l’alleanza con l’estrema destra.