Sempre al traverso, come gli è congegnale, tra analisi filologiche e affondi combinati di storia delle religioni e delle idee, mitologia, storia sociale e antropologia, il filosofo Massimo Venturi Ferriolo – già docente di estetica al Politecnico di Milano e grande maestro della riflessione sul tema del giardino – torna, in Giardino & paesaggi. Scripta minora, sui suoi temi, con alcuni inediti e nuove messe a punto (Librìa editore, pp. 185, € 16.00). Oltre a insistere sulla valenza pedagogica del rapporto stretto tra paesaggio e narrazione, viaggio e conoscenza, con riferimento alle metodologie itineranti di indagine dei luoghi messe a punto nel quadro delle molte edizioni del Premio internazionale Carlo Scarpa per il giardino, capaci di ripercorrere i lasciti della memoria attualizzati però in un’etica del progetto contemporaneo che si misura in un accorto governo dei luoghi, Venturi Ferriolo torna qui a inseguire con nuovi elementi e lenti aggiornate le figure dell’equivalenza terra-giardino-Grande Madre-Maria.

Con uno sguardo lungo che rifacendosi all’antichissima comunione mediterranea tra mondo divino, animale e vegetale, e recuperandone anche gli strumenti di salvaguardia dei paesaggi e dell’ambiente, risale all’oggi approfondendo l’urgenza di una filosofia interculturale di paesaggio aperta al multinaturalismo e alle molteplici visioni della natura presenti nelle diverse cosmologie.
Se i paesaggi sono animati da margini e conflitti che li segnano – margini in relazione, piuttosto che identità –, il giardino, da quello informale inglese del Settecento che si apre agli esotismi, a quello, luogo d’incontro di rappresentanze botaniche universali nella lezione fondata sulla natura del novecentesco maestro modernista brasiliano Roberto Burle Marx, costituisce un giro del mondo in uno spazio ristretto, che accoglie visioni del mondo, rappresentazioni espresse in un linguaggio vegetale estetico.