«La solidarietà è la nostra arma, usiamola». Alla frontiera di Ventimiglia, i solidali si schierano dalla parte «di chi viaggia»: con impegno e ironia. E così, per contestare l’ordinanza del sindaco che, dal luglio scorso, vieta a chiunque salvo alla Croce rossa di portare cibo ai migranti in transito, sotto il volantino viene riprodotto «il divieto di dare cibo a piccioni e volatili allo stato libero». E si invita a disobbedire: offrendo cibo e ospitalità a chi si ferma solo per riprendersi dal viaggio e ripartire (non è reato ospitare qualcuno fino a 48 ore). E, intanto, si vigila, per quanto possibile, sugli abusi compiuti alle frontiere, si offre assistenza legale ai senza-diritto, e si denunciano i «respingimenti e le deportazioni».

Il flusso degli arrivi non si è mai interrotto dall’estate scorsa, quando un gruppo di migranti, sostenuto dai solidali, ha dato luogo al presidio No Borders alla frontiera di San Ludovico, tra Ventimiglia e Mentone. Poi, il presidio è stato sgomberato e la frontiera chiusa, ma in tanti cercano ogni giorno di passare dalla ferrovia e rimangono bloccati a Ventimiglia in condizioni difficili. I locali della stazione – denuncia un’attivista – hanno statuto informale, non sono né Cara né Hotspot. Dopo gli attentati di Parigi, l’accesso al centro è vincolato al rilevamento delle impronte digitali, come prevede «l’infame Regolamento di Dublino», secondo cui i migranti devono essere identificati, se necessario anche con l’uso della forza, e presentare domanda di protezione internazionale nel primo paese d’approdo. Per chi non vuole fermarsi, quindi, l’ingresso al centro della Croce rossa pregiudica la possibilità di chiedere asilo fuori dall’Italia, come i più desiderano.

Da un anno, i solidali, riuniti in associazione, hanno affittato dei locali a Vallecrosia e hanno aperto il Free Spot per offrire ai migranti uno spazio di accoglienza, cultura, comunicazione libera, e resistenza. Destre e benpensanti, però, li hanno tampinati con denunce e divieti, e oggi l’assemblea deciderà se, entro il 15 maggio, i locali chiudono o se l’associazione continua.

Lunedì 18, un gruppo composto da una sessantina di migranti, bloccati da giorni a Ventimiglia, si è incamminato verso la frontiera italo-francese in segno di protesta: «per rompere l’invisibilità imposta loro dal regime del confine, per denunciare le indegne condizioni di vita nella città frontaliera italiana e per rivendicare la libertà di movimenti per tutti», denunciano i No Borders. Circa 25 sudanesi hanno superato la frontiera camminando sui binari, poi sono stati fermati dalla polizia francese con mezzi antisommossa e macchine, «manganellate e scariche elettriche», e trattenuti. Secondo le testimonianze, due sudanesi sono stati picchiati, tanto che uno di loro è stato portato all’ospedale ed è stato dimesso con un collare al collo e una prognosi di dieci giorni. Altri migranti «presentano irritazioni agli occhi a causa dei gas», e c’è chi ha denunciato abusi anche da parte delle autorità italiane.

Sfidando controlli e diffide, i No Borders mantengono la loro presenza e il loro impegno con chi «rivendica dignità e libertà di movimento», da un lato all’altro della frontiera. Sabato, hanno di nuovo animato uno «spazio di convivialità» con i migranti su una spiaggia di Ventimiglia (a Nervi), con musica, cena e dibattiti. Nello spirito della Nuit Debout, sono arrivati anche dalla Francia.