Alla stazione di Ventimiglia i vestiti sono appesi alle transenne, a ridosso del parcheggio: sono quelli delle centinaia di migranti fermi alle soglie della Francia. Sono sempre in attesa di varcare il confine.

«Oggi sono molti meno» dice una volontaria della Croce Rossa che, tramite l’Asl di Imperia e il coordinamento della Regione, si fa carico del supporto sanitario. Dove sono gli altri? Verso la frontiera, al ponte San Ludovico, sugli scogli, o alla ricerca di un pertugio verso la Francia.
All’esterno della stazione si inizia a pregare sotto al sole: primo venerdì di Ramadan. La maggior parte arriva dal Sudan, ma ci sono anche eritrei, siriani, nigeriani. Arrivati via Libia, naturalmente. Da oggi dovrebbero essere pronti anche gli spazi dell’ex-Dopolavoro ferroviario, nella parte est della stazione: un minimo di conforto, dopo una settimana di emergenza.
C’è molto silenzio: nessuno in tenuta anti-sommossa, dopo la tensione dei giorni scorsi e gli sgomberi sotto i pini a ridosso della scogliera. Ma il clima resta pesante: oggi è in programma la manifestazione dei centri sociali. Intanto, i migranti sono un’ umanità dolente, ferma e pacifica nella sua lotta. Non necessariamente vogliono fermarsi sul suolo francese, ma molti contano di proseguire verso Inghilterra o Svezia.

Ma da qui non si passa. La polizia francese e italiana sono schierate sul confine. La Gendarmerie sale sui treni locali della linea Menton-Nice e controlla anche le toilette: i sans papiers vengono respinti verso l´ultima stazione di Garavan-Menton. Oltre cento nella giornata di ieri i rastrellati (perché di questo si tratta), e circa 80 le «riammissioni» accettate dall´Italia.

A Parigi, non hanno cambiato atteggiamento. Tant’è che le procedure «vanno avanti in modo normale, sulla base del trattato franco-italiano di Chambéry» fanno sapere dalla prefettura delle Alpes-Maritimes, il braccio operativo dei respingimenti tra Mentone e Ventimiglia.
Il balletto europeo, sulla pelle di chi insegue una vita migliore, è infinito. Nonostante l’indignazione dei vescovi francesi, le insistenze italiane, il presidente Hollande ribadisce di essere contrario alla ripartizione delle quote dei migranti. Nel frattempo sta per essere approvato lunedì in via ufficiale, dal Consiglio esteri, la missione militare contro gli scafisti, dai rappresentanti dei 28 del Comitato politico e di difesa.
La caccia all’uomo viene giustificata dal Regolamento di Dublino, in base al quale le domande di asilo vengono esaminate dal paese di arrivo. A trent’anni da Schengen, questa è la situazione.

L’aria è pesante anche nella vita politica interna parigina: tra sgomberi e accoglienza nella stessa città, tra divisione in migranti buoni, i richiedenti asilo, e quelli «economici», posti in seconda priorità.

Sugli scogli di Ponte San Ludovico i migranti al momento non sono più di 150. La Croce Rossa italiana continua a lavorare con i mediatori culturali, in stretto contatto anche con la Croce Rossa francese e grazie alla solidarietà di francesi, italiani e associazioni indipendenti. È l’altra faccia dell’emergenza formato ordine pubblico.

Ieri una preghiera sullo spiazzo davanti alla frontiera, a chiusura del digiuno, è stata celebrata dall’imam di Nizza, Samy Boubakri. È attivo, con la sua comunità, non soltanto nel fornire appoggio spirituale, ma anche nel portare pasti caldi. Una persona che appare umile e semplice: fa quel che è giusto senza tanti fronzoli. Ma si chiede, come tanti, da giorni, dove vanno a finire i diritti umani.
Ma c’è chi specula. Qualche passeurs senza scrupoli per 50-100 euro, si offre di far oltrepassare il confine clandestinamente. Il resto dell’umanità, di quello che forse resta, è nelle storie di chi, di fatto, sta vivendo sugli scogli.

Un ragazzo sudanese con un atlante in mano continua a chiede per ogni città che scorre con il dito se è piccola o grande. Un altro per quattro volte è stato respinto dalla polizia francese sul treno per Nizza. Sono stati brutali? «No» risponde il ragazzo.

Molti riescono a trovare un angolo sugli scogli per le cinque preghiere quotidiane, mentre il sole è ancora bollente. E altri trovano riparo sotto i tendoni improvvisati, o i teli forniti dagli abitanti di Ventimiglia. Aspettando le decisioni europee, tutti qui sanno che molto probabilmente l’estate sarà ancora molto lunga.