Nel manuale del buon recensore la scrittura è tassativamente preceduta dall’ascolto approfondito e ripetuto. Ciò non toglie che la prima impressione possa coincidere con quella finale, come accade in questo caso. Nel pieno dei festeggiamenti per le nozze d’argento di Mellon Collie, Billy Corgan richiama l’attenzione dei celebranti sulla sua nuova creatura, CYR. A prima vista, con quella copertina da film espressionista tedesco in bianco e nero, si direbbe il fratello minore di Shiny And Oh So Bright Vol. 1 (2018). L’ascolto però smentisce ogni parentela, negando l’etichetta di sequel. Venti tracce — il precedente ne contava solo otto — che della copertina riprendono la monocromia: «The color of your your love is grey», ci avverte il brano d’apertura. Impressione avvalorata dagli episodi successivi, tra i quali prontamente si distinguono Hidden Sun, Anno Satana, Ramona, Save Your Tears, Wyttch, Adrennalynne. Una scala di grigi da cui emerge in rilievo un’architettura melodica che consente alla monocromia — almeno in parte — di scongiurare la monotonia cui condannerebbero le lunghe e uniformi sequenze ritmiche programmate, sulle quali si innestano talvolta voci femminili talaltra battiti di mani.

ED ECCO CONFERMATA la prima impressione. Dopo gli intermezzo folk di Ogilala (2017) e Cotillions (2019), Corgan si dirige risolutamente verso il synthpop di Carpenter Brut e degli Ulver, declinandolo però con accento new wave (si ascolti Wrath, in odore di Cure). E così, dopo l’omaggio agli anni Novanta di Shiny, le lancette della nostalgia vengono rimesse indietro di un decennio. Con buona pace degli intenti programmatici del leader: «Ero stufo di sentirmi dire che la mia musica non suonasse contemporanea», aveva dichiarato a NME. «Quindi mi sono detto: ok, farò un album di musica contemporanea, ad ogni costo». Parla in prima persona, colui che ha incarnato in solitaria il marchio Smashing Pumpkins per tre lustri, dopo lo scioglimento del 2000, riformando la band solo in apparenza. In un album dominato dall’elettronica, infatti, è piuttosto esiguo lo spazio concesso ai due membri richiamati in squadra, il batterista Jimmy Chamberlin e il chitarrista James Iha. CYR è opera di rinnovamento e restaurazione allo stesso tempo: «Non siamo mai andati via. Siamo qui, ci siamo sempre stati. Il problema è convincermi come produttore e come autore che sto facendo qualcosa di nuovo».