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“Venite in Italia, sfruttiamo i lavoratori”

“Venite in Italia, sfruttiamo i lavoratori”Il ministro Carlo Calenda

Promozione commercio con l'estero Lo rivendica un opuscolo del governo destinato ad attrarre gli investitori stranieri

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 5 ottobre 2016

«Un ingegnere italiano guadagna uno stipendio annuo medio di 38.500 euro, mentre in altri Paesi europei ha uno stipendio medio di 48.500 euro. In Italia il rapporto qualità/costo di profili altamente specializzati è estremamente competitivo rispetto ad altri stati europei».

La notizia, considerata ottima per le imprese straniere che vogliono investire in Italia – un po’ meno per i nostri lavoratori – arriva da un documento presentato il 21 settembre da Renzi e dal ministro dello sviluppo economico Calenda, a Milano, come parte del piano nazionale «Industria 4.0». La brochure è stata realizzata dall’Ice, agenzia per la promozione all’estero delle imprese italiane, per incoraggiare gli stranieri a fare investimenti nel nostro Paese.

Nel documento tra le ragioni per cui l’Italia sarebbe «il posto e il momento giusto per investire», oltre al Jobs act, alla posizione strategica e agli incentivi per gli investitori, a pagina 32, alla voce «Capitale umano», c’è il «basso costo» dei lavoratori italiani, i meno pagati tra tutti i paesi europei. E nella pagina successiva le cose non migliorano: si continua a spiegare, con tanto di grafici, come nel 2014 lo stipendio medio di un lavoratore italiano sia il più basso, e quello con incremento minore, rispetto a Inghilterra, Germania, Francia, Belgio o Irlanda. E come la crescita del costo del lavoro, dal 2012 al 2014, nel nostro paese sia minore rispetto a quello medio dell’eurozona.

L’iniziativa governativa sarebbe passato sotto silenzio, se Sinistra italiana non avesse presentato un’interrogazione al senato. Sottolineando come sia «vergognoso e imbarazzante», da parte del governo, considerare i bassi stipendi e lo sfruttamento dei lavoratori italiani un incentivo per le imprese, piuttosto che un gravissimo problema da risolvere.

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