Dieci milioni di firme da consegnare alpresidente Usa Barack Obama in occasione del vertice delle Americhe, che si terrà a Panama il 10 e l’11 aprile. Questo l’obiettivo fissato da Nicolas Maduro, presidente del Venezuela. Dieci milioni di firme da raggiungere in un mese. Il 9 marzo, Obama ha dichiarato il Venezuela una «minaccia straordinaria» per la sicurezza del suo paese, e ha imposto sanzioni a sette funzionari di Maduro, accusati di «aver violato i diritti umani dell’opposizione». La decisione ha provocato una levata di scudi tra le forze progressiste di tutti i continenti. In poche ore, i twitt per chiedere l’abolizione immediata del dispositivo, sono schizzati ai primi posti nelle tendenze virali. Tutti gli organismi continentali, di grande o piccola scala, hanno fatto quadrato intorno a Maduro, evocando lo spettro di un’invasione militare. Maduro ha decretato il 9 aprile, a un mese dal decreto, «giornata antimperialista».

Intanto, tutte le destre latinoamericane ed europee – quelle spagnole in primis, fiancheggiate da ex presidenti conservatori come il messicano Vicente Fox – intensificano l’assedio agli organismi internazionali, sospinti dalla frenetica attività dell’opposizione venezuelana. Il loro obiettivo è quello di denunciare Maduro alla Corte Penale internazionale. Il grosso delle Ong foraggiate da Washington – che anche quest’anno ha aumentato il finanziamento alle «associazioni che promuovono i diritti umani» in quella parte dell’America latina che non china la testa -, sarà presente a Panama e promette fuochi d’artificio.

Ernesto Samper, il segretario della Unasur, chiederà a Obama un cambio di indirizzo nelle relazioni con l’America latina. La proposta forte è quella di chiedere il ritiro delle basi militari dal continente, considerate «un residuo della Guerra fredda». Difficile pensare che la Colombia, il paese a cui appartiene Samper, voglia derogare al consueto ruolo di gendarme giocato per conto di Washington in America latina. Tuttavia, il presidente Manuel Santos è fortemente tirato per la giacca dai movimenti sociali e dalla sinistra, che premono per portare a conseguenza l’impegno di pace assunto nei confronti delle guerriglie ai tavoli dell’Avana.

Intanto, però, suscita allarme e dibattito la decisione Usa di incrementare gli effettivi militari in Perù e soprattutto in Honduras, dove la situazione dei diritti umani è sempre più drammatica dopo la recente sanguinosa repressione delle proteste e l’uccisione di studenti e giornalisti. In Honduras – un paese tanto ricco di risorse quanto preda di una povertà crescente – gli Usa hanno istigato, nel 2009, il colpo di stato contro il presidente Manuel Zelaya, che avrebbe voluto aderire all’Alba. Dall’importante base militare Usa di Palmerola è partito il golpe, e lì verranno inviati altri 250 marines, elicotteri e un catamarano di alta velocità, e nuove unità speciali antisommossa. Di recente, il capo del Comando Sud degli Stati uniti, John Nelly, si è recato in Honduras per la Conferenza centroamericana di sicurezza transnazionale. Vi hanno partecipato rappresentanti e capi delle Forze armate di 14 paesi, tra i quali il Canada, il Messico, la Colombia, la Repubblica dominicana, Haiti e Costa Rica, con l’obiettivo di mettere in campo «uno scudo continentale contro il crimine organizzato».

Come hanno rivelato i documenti di Wikileaks, il Centroamerica resta al centro degli interessi Usa, che se ne servono come base di spionaggio. In America latina, Messico, Colombia, Perù e Cile sono gli assi portanti dell’Alleanza del Pacifico, messo in capo da Washington dopo l’Accordo di libero commercio per le Americhe (Alca), fatto fallire dall’Alba e dalle nuove aggregazioni regionali solidali, dieci anni fa. Un recente documento segreto che Wikileaks ha passato al quotidiano messicano la Jornada conferma gli oscuri interessi che sottendono i nuovi accordi messi in campo dagli Usa e le conseguenze che avranno per la sovranità degli stati. Anche per questo, a Panama, dove per la prima volta sarà nuovamente presente Cuba, l’America latina socialista vuole portare gli Usa a discutere di diritti umani calpestati in nome del profitto.