Un grosso scandalo scuote il Venezuela. Un siluro di fango, gettato dall’opposizione e anticipato da giorni dal suo leader, Henrique Capriles Radonski. Una registrazione, prodotta dalla Mesa de la Unidad Democratica (Mud) e diffusa in televisione rivela una presunta conversazione telefonica tra Mario Silva, corrosivo conduttore della trasmissione “La Hojilla” e un alto militare cubano presente nel paese, Amaris Palacios. Una registrazione comunque carpita illegalmente, oppure falsa, come sostiene Silva che ha chiesto l’intervento della magistratura. Oppure parzialmente vera, frutto di un sapiente montaggio di altre frasi pronunciate fra i due.

La lunga chiacchierata telefonica ha per oggetto le presunte magagne del chavismo. La voce attribuita a Silva, uno dei pupilli di Chávez, parla della situazione politica del paese dopo la morte del presidente (il 5 marzo) e analizza le successive elezioni che si sono svolte il 14 aprile, vinte di misura da Nicolas Maduro su Capriles. Maduro fa la figura del credulone circondato da un gruppo di marpioni arrivisti capeggiati dalla moglie Cilia Flores; sostenuto da militari fedeli all’ex presidente, tirati per la giacca da correnti a lui contrarie o tenuti a distanza da perfidi funzionari. Il più infido di tutti appare Diosdado Cabello, presidente dell’Assemblea, dipinto come anima nera del chavismo, in perenne tenzone con Maduro, indicato da Chavez come il più adatto a governare in caso di sua scomparsa. «Se Cabello mette le mani su Pdvsa (l’impresa petrolifera statale, ndr) è finita, Maduro deve usare tutte le sue pezze d’appoggio per metterlo al muro», dice la voce registrata, suscitando solo qualche commento interlocutorio dall’altra parte del filo.

Jorge Giordani, incorruttibile ministro dell’Economia, viene indicato come una sorta di ago della bilancia, una spada di damocle sospesa su un’arena politica chavista, litigiosa e chiacchierona. Jorge Arreaza, attuale vicepresidente e genero del defunto Chávez, viene dipinto come la gola profonda che avrebbe alimentato voci e rumori durante la malattia del presidente, colpito da un tumore nel 2011.

Mario Silva ha denunciato in televisione «il piano sionista che ha prodotto un montaggio quasi perfetto per colpire la mia persona e il mio programma in cui conduco inchieste che hanno smascherato tante ingerenze». Poi ha sospeso il suo programma per un giorno, adducendo problemi di salute precedenti l’episodio. Maduro e Cabello si sono fatti vedere sorridenti insieme, hanno di nuovo smentito dissapori fra loro e rilasciato dichiarazioni sui piani del governo, rivolti a risolvere i problemi del paese.

Subito dopo aver appreso lo scarso margine ottenuto da Maduro sul suo avversario, Cabello è stato il primo a chiedere un franco dibattito al Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) e su twitter ha posto al chavismo la domanda: «Com’è possibile che gli sfruttati abbiano votato per i propri sfruttatori»? Una domanda tendenziosa, che vorrebbe mettere in discussione Maduro, secondo l’opposizione, che ha giocato a dividere i due fin dal principio.

L’8 dicembre scorso, tornando all’improvviso da Cuba dove si era recato per un altro ciclo di cure contro il tumore, Chávez aveva indicato l’ex autista del metro come il candidato più adatto in caso di sua «inabilità». E il video con questa dichiarazione è stato al centro di tutti i comizi elettorali di Maduro, attaccato frontalmente da Capriles a colpi di «Nicolas non è Chavez». Secondo il governo bolivariano – che ha prodotto anche dichiarazioni interne al campo della Mud – l’opposizione aveva già pronto un piano destabilizzante, e aveva già deciso di invalidare le elezioni. Tutto si è puntualmente verificato. Capriles ha chiamato i suoi alla rivolta e gli attacchi a militanti chavisti hanno provocato 11 morti.

La verifica del 46% delle urne, chiesta da Capriles poi disertata dalla Mud, sta confermando la correttezza del voto, certificata da tutti gli osservatori internazionali. La destra si sta però giocando il tutto per tutto, e la presunta registrazione – che ricalca tutte le tesi e i temi usati da Capriles contro Maduro – indica che non ha certo intenzione di fermarsi. Prima ha ricorso al Tribunale supremo di giustizia per chiedere l’annullamento del voto, adesso cerca di minare dall’interno la credibilità del «socialismo del XXI secolo».