Venezia, il comparto turistico sciopera al Lido
La protesta Cgil, Cisl e Uil denunciano il mancato rinnovo del Contratto collettivo nazionale dell'industria turistica, scaduto da ormai sei anni
La protesta Cgil, Cisl e Uil denunciano il mancato rinnovo del Contratto collettivo nazionale dell'industria turistica, scaduto da ormai sei anni
Tappa a Venezia, ieri pomeriggio, della mobilitazione nazionale indetta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs per denunciare il mancato rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro dell’industria turistica, scaduto da ormai sei anni. I lavoratori hanno scioperato per l’intera giornata più manifestazione itinerante nella città simbolo dell’overtourism, con il Festival del cinema giunto alla serata finale. A bordo di una motonave, dal porto di Fusina hanno fatto tappa all’hotel Danieli per un primo presidio e poi al Lido di Venezia, per un secondo presidio fino a fine giornata.
Il 23 luglio scorso si è interrotto il negoziato con Federturismo e Aica, aperto da due anni e rimasto in stallo (con una prima rottura nel novembre scorso e uno sciopero a dicembre 2023). Si preparano alla mobilitazione anche Filcams Cgil e Uiltucs di Roma e Lazio per il prossimo 12 settembre. Sono oltre 200mila i lavoratori impiegati in un settore di rilievo: grandi catene alberghiere, tour operator, agenzie di viaggio, ristorazione commerciale e collettiva.
Le tre sigle hanno chiesto a più riprese di discutere di incremento salariale, di interventi migliorativi della parte normativa in merito a contrasto a violenza e molestie nei luoghi di lavoro, congedi per le donne vittime di violenza, genitorialità e bilateralità, mentre da parte datoriale venivano, invece, avanzate modifiche peggiorative su istituti fondamentali, quali tempo determinato, apprendistato, flessibilità dell’orario di lavoro, richiedendo altresì di introdurre la reperibilità per le lavoratrici e i lavoratori del comparto.
Le proteste quindi «per denunciare l’impoverimento delle lavoratrici e dei lavoratori e le richieste irricevibili che mirano a precarizzare ulteriormente il settore e a indebolire il valore economico del rinnovo contrattuale. Un atteggiamento inaccettabile in una fase di boom del turismo, con fatturati in crescita e carichi di lavoro senza precedenti».
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