Era dai tempi dell’Onda che una sede universitaria non veniva occupata dagli studenti. E’ successo giovedì pomeriggio quando un nutrito gruppo di giovani attivisti ha aperto e “restituito” alla città lo storico palazzo Ca’ Bembo. I ragazzi resteranno in presidio fino all’assemblea di ateneo prevista il 5 maggio all’auditorium santa margherita che confermerà la loro opposizione alla vendita di Ca’ Bembo. Nel frattempo, nel giardino del dipartimento di scienze del linguaggio che ospita alcuni dei corsi di punta dell’ateneo veneziano come la lingua dei segni (Lis), si è svolto un seminario con Maurizio Lazzarato. Lo studioso ha interpretato la sua lezione come un atto di protesta contro la permuta.

Ca’ Bembo costituisce con Ca’ Cappello (lingue medio-orientali) e Palazzo Cosulich (americanistica, germanista e studi postcoloniali) il “pacchetto regalo” che il rettore Carlo Carraro intende permutare con una piccola palazzina di proprietà della Pensplan, un istituto di previdenza complementare del Trentino. Operazione non chiara e contestata tanto dagli studenti quanto da docenti universitari e amministrazione comunale che teme che questi tre storici edifici, oggi di proprietà pubblica, si trasformino in altri tre grandi alberghi.
“Ancora oggi il rettore non ha spiegato come e con quali criteri intende portare avanti questa che lui chiama ‘permuta’ – ha spiegato Teresa Gregolin, portavoce degli studenti che si sono definiti con l’hasttag #invendibili -. Pagine dei verbali del consiglio d’amministrazione riguardanti la questione magicamente omesse dalla pubblicazione, confusione terminologica e risposte elusive, CdA spostati all’ultimo momento in aule “segrete”, atti amministrativi secretati… Come se non bastasse, Carraro è a fine mandato e ha convocato l’ultimo consiglio di amministrazione che dovrebbe avallare questa operazione il 24 maggio, a pochi giorni dalla sua scadenza”.

L’azione di Ca’ Bembo ha anche lo scopo di far “uscire allo scoperto” i candidati al Rettorato perché prendano posizione pro o contro la permuta.
Nel caso in cui la permuta non verrà bloccata, gli studenti annunciano nuove azioni e occupazioni.

“La nostra protesta – si è letto in un comunicato diffuso dagli #invendibili – non vuole limitarsi a tutelare quelle che, a nostro avviso, non sono solo sedi universitarie, ma veri e propri luoghi di cultura e aggregazione cittadina. … Assistiamo, con questa operazione, all’ennesimo atto di svendita di Venezia, fonte a quanto pare inestinguibile di profitto e lucro”. “L’intera gestione universitaria del mandato Carraro ci fa ben vedere il mutamento in corso nell’università pubblica italiana – conclude Teresa Gregolin – ci fa ben vedere cosa accade quando si permette ad interessi privati di tipo lobbistico e aziendale di entrare nei consigli di amministrazione delle nostre università e gli studenti vengono visti solo come un enorme bacino di manodopera sotto o per nulla pagata, da sottomettere con l’odioso ricatto dei corsi di formazione o degli stage non retribuiti. E in questo senso, purtroppo, l’università è proprio lo specchio della società. Ma non della società che vogliamo noi”.