Che la mafia non spara più lo sanno pure i bambini: perché mai «fare il morto» quando si possono fare ottimi affari corrompendo politici vivi, arraffando appalti pubblici, incistandosi nella Sanità e insinuandosi nel PNRR senza schizzarsi di sangue il colletto bianco?

E ora, come amava ripetere il preveggente Ministro di Berlusconi, ingegner Pietro Lunardi, con la mafia e con la camorra possiamo finalmente convivere in santa pace. E se col mafioso la convivenza è piacevole -come l’intera popolazione di Campobello di Mazara può testimoniare- col camorrista è pure meglio. Da vivi come da morti.

Prendiamo per dirne una, il sempreverde racket del caro estinto che la camorra ancora gestisce, bè, mentre altrove il de cuius lo si chiude in un loculo e amen, nei cimiteri napoletani il morto non dico che se la spassa, ma sicuramente non si annoia: i clan che controllano le imprese funebri sempre impegnati in fantasiose compravendite possono infatti farlo viaggiare da un loculo a un altro, col risultato che certi parenti pregano magari sulle tombe sbagliate e certi defunti vengono magari pianti da sconosciuti.

Comunque vada, per quanto nel mirino degli investigatori da anni, il racket del caro estinto è ben lungi dall’essere estinto, la qual cosa offre ai camorristi del settore ulteriori spunti per business ancora più sfiziosi. Come quello delle case popolari assegnate ai defunti che si tramandano da morto stecchito a vivo e vegeto. Laddove il morto stecchito fosse infatti titolare di casa popolare, il malommo vivo e vegeto di turno, sempre ben informato, piglia e gli occupa casa abusivamente. E la trasforma in un covo per il suo clan.

Questo sistema è stato scoperchiato grazie al Comandante dei Vigili di Arzano, Biagio Chiariello, che sta appunto censendo decine e decine di appartamenti popolari a nord di Napoli formalmente assegnati a soggetti da anni defunti, e da anni nella disponibilità dei boss. Case vuote pronte all’occorrenza a ospitare latitanti, depositi di armi e partite di droga.

Sia come sia, il suddetto comandante Chiariello, pur mai crivellato di colpi, è comunque agli occhi delle cosche un morto che cammina: non meravigli allora che i muri di Arzano (inclusi quelli del locale Comando dei Vigili) siano stati tappezzati di locandine funebri con tanto di angioletti paffutelli, una bella foto del Chiariello e relativa data di nascita e morte annunciata. Avvertimento al quale lo Stato ha risposto assegnandogli una scorta e lui grattandosi gli zebedei.