Tabaré Vazquez vince, ma non al primo turno. E per sapere chi sarà il successore dell’ex tupamaro José Mujica alla presidenza dell’Uruguay bisognerà attendere il secondo turno, il 30 novembre. Il candidato del Frente Amplio ha ottenuto il 47,87%, contro il 30,98% del suo più diretto sfidante, Luis Lacalle Pou, del Partido Nacional (o Blanco) e al 13,38% di Pedro Bordaberry, del Partido Colorado e al 2,86% del quarto classificato Pablo Mieres, del Partido Independiente. Oltre che per eleggere presidente e vicepresidente, si è votato per l’incarico di 30 senatori e 99 deputati dei 19 dipartimenti.

Il partito Blanco e quello Colorado hanno anche proposto che in questa elezione si votasse una modifica alla costituzione che avrebbe abbassato l’età della punibilità penale dei minori da 18 a 16 anni, ma gli elettori hanno risposto di no. Una proposta che nei mesi precedenti aveva provocato manifestazioni giovanili di protesta. Determinante per la vittoria del no il voto giovanile dei nuovi aventi diritto, che si calcola siano tra i 250 e i 300.000 (su 2,6 milioni in totale).

Dal 2005, quando la sinistra ha ottenuto dalle urne il suo primo mandato di governo, guidato da Tabaré Vazquez, mettendo fine a un’alternanza di potere fra il partito Blanco e quello Colorado che durava da 150 anni, l’Uruguay ha scelto la via delle riforme. Gli indici di povertà sono pertanto scesi dal 39% del 2004 all’8% nel 2014. La disoccupazione che nel 2005 era al 22% ora è al 6%. Oggi i giovani che terminano le scuole medie sono aumentati del 6-8%, soprattutto nelle zone rurali. Grazie alla collaborazione con Cuba e alla «mision Milagro», oltre 50.000 cittadini hanno ricevuto cure oculistiche. Il paese ha avuto una media di crescita annuale vicina al 6%, un miglioramento salariale di quasi il 13% tra il 2010 e il 2013 e un fondamentale progresso nel campo dei diritti civili: a partire dal diritto all’interruzione di gravidanza e alla liberalizzazione del consumo della marijuana.

Diritti dichiaratamente avversati dalle destre, che propongono un cambio di marcia sia sul piano delle politiche economiche che su quello dell’orientamento internazionale: che, per quanto diversamente modulato rispetto ai governi del «socialismo del XXI secolo» con il carismatico «Pepe» Mujica non ha lasciato dubbi quanto a collocazione e messaggi simbolici.

Vazquez, però, è ben più moderato dell’attuale presidente, ha lasciato intravvedere un atteggiamento più retrogrado e conciliatore, e questo ha provocato parecchi malumori nella coalizione e disaffezioni nell’arco della sinistra più critica. Le destre odierne hanno d’altronde imparato a presentarsi con un volto «moderno» e conciliante, dietro cui mascherare gli interessi che guidano i loro schieramenti. E così, mentre il quarantunenne Lacalle Pou ha giocato la carta del bel giovine per attrarre il voto dei ragazzi, Pedro Bordaberry ha voluto farsi chiamare solo «Pedro» per far dimenticare quel che il suo nome evoca della passata dittatura. Ma se il risultato di Lacalle Pou ha tenuto rispetto ai sondaggi, per quanto al di sotto delle aspettative (gli si attribuiva un 32-34%), quello di Bordaberry è stato disastroso: inferiore non solo alle proiezioni demoscopiche (che prevedevano un 15-16%), ma anche al risultato ottenuto nel primo turno delle elezioni precedenti (il 17,51%).

Sia come sia, anche la sinistra latinoamericana più critica ha invitato a non disertare le urne per evitare un ritorno in forze delle destre, nefasto in un’America latina che, anche con questa tornata elettorale di ottobre, sembra determinata a consolidare un percorso comunque alternativo al neoliberismo: «Il popolo del Frente Amplio ha confermato una volta ancora che siamo la forza politica più importante del paese», ha dichiarato Vazquez dopo i primi risultati elettorali, invitando i suoi sostenitori a un rinnovato impegno verso il 30 novembre. «Siamo convinti che il nostro sia il progetto migliore», ha ribattuto per parte sua Lacalle.

Anche se al momento per noi di andare in stampa, il conteggio dei seggi ieri sera non era ancora definitivo, con il 96,9% dei voti scrutinati il Frente Amplio ha mantenuto la maggioranza in Parlamento con 50 deputati contro 32 del Partido Nacional, 13 per il Colorado, 3 per il Partido Independiente (centrosinistra) e 1 per Unidad popular. Bordaberry ha subito offerto il proprio voto a Lacalle Pou per il secondo turno del 30 novembre ma, se ci si basa sui numeri, le destre unite contro il Frente Amplio non raggiungono il 47% e lui ha ben poco da offrire.