L’ambito XXIV Premio Pino Pascali è stato assegnato a Nico Vascellari (Vittorio Veneto, 1978), premiato per la vulcanica ricerca trentennale – polimorfa e fuori da ogni schema – che l’artista conduce tra musica, arte (scultura, installazione, collage, fotografia, disegno, video) auto-produzione, abbigliamento (grazie al progetto Codalunga), shop e, soprattutto, quel suo alfabeto performatico baluginante e potentemente fisico. Oltretutto, esteso alla pista sonora electro-pop del duo Ninos du Brasil di cui è il frontman.

« W.F.Y», 2022, Ph © Marino Colucci

«LA NATURA, ANALIZZATA e rielaborata nelle sue connotazioni visive e semantiche, costituisce uno dei soggetti privilegiati dell’indagine di Nico Vascellari. L’artista affronta da sempre questo tema articolando la propria ricerca in diverse soluzioni, sia sotto il profilo metodologico che iconografico, e focalizzando l’attenzione sull’azione a volte distruttiva e irruenta degli eventi naturali. I fenomeni ancestrali della relazione uomo-ambiente e uomo-animale, diventano in Vascellari nuclei tematici per ridefinire le ritualità antropologiche del folklore popolare e dei movimenti culturali underground attraverso approcci sciamanici»: è questa è la motivazione che lo impalma con un premio che, in passato, ha designato artisti pungenti come Vincenzo Agnetti, Jannis Kounellis, Hans Hop De Beck, Matt Collishaw, Natalie Djurberg, Jack & Dinos Chapman. L’attitudine inventiva e ludica di Pascali nel riscrivere archetipi e icone della cultura di massa, rovesciandone il senso, è infatti il motore che, dal 1969, regola le scelte della giuria.
Per l’occasione, Vascellari ha inaugurato la mostra Tre, quattro galline, prodotta e acquisita dalla Fondazione Pascali attraverso i fondi stanziati dal Pac2021 e promossa dalla Direzione generale creatività contemporanea del Ministero della cultura, che si corrobora dei filamenti che racchiudono l’identità intensa e imprevedibile dell’artista.
Asciutta e mirata, l’esposizione (visitabile fino al 9 aprile 2023) si innesta negli spazi con quella scia di causticità e irriverenza che denota il pensiero discordante dell’artista. Giocata sul confine labile tra visibile e invisibile che la realtà nasconde o maschera nel suo turbo-consumismo, la mostra propone una serie di nuove opere che spingono Nico Vascellari a dare una stoccata concettuale e sarcastica al cinismo con cui la natura è soggiogata al business.

TRA PRESENZA E ASSENZA, infatti, è concepita l’opera Tre, quattro galline (2022), un congegno spaesante che si insinua incautamente nella sala espositiva, realizzato con una scatola di cartone compostabile, con dimensioni identiche a quelle delle gabbie che imprigionano le galline negli allevamenti in batteria, con dei fori in cima da cui escono delle piume bianche.

Tre, quattro galline (2022) Ph © Marino Colucci

È AZIONATO da un meccanismo animatronico, per cui la scatola procede ritmicamente tra gli spettatori, verosimilmente con lo stesso incedere delle galline. Il provocatorio box (il cui richiamo minimal rinvia anche ai Specific Objects di Donald Judd) sottende una sferzante allusione alla non sostenibilità degli allevamenti intensivi, scelleratamente abusati in nome del profitto.
Nella stessa sala è allocato Unknown Eyes (2022) composto da 88 disegni di dimensioni varie, dipinti su cartone con spray nero e/o a foglia d’oro, che ricopre, come un fregio straniante e in estensione orizzontale, le pareti. Collocato all’altezza dell’orizzonte che si intravede dalle vetrate della Fondazione, è attenzionato proprio sull’attività mobile di Tre, quattro galline. Nei suoi fondi neri, infatti, galleggiano solitari, degli occhi sgranati, sornioni e fumettistisci (ispirati ai packaging delle cereal box) il cui sguardo converge sulla «scatola errante». Anche qui, ci si imbatte in quell’universo co-branding che martella la nostra quotidianità, occultando il reale contenuto dei prodotti di consumo per puntare sulla seduzione del fruitore attraverso il branding.

C’È POI «UROBORO» (2022), scultura in legno e copertone di moto, che suggerisce la filiera del riciclaggio e del recupero dei materiali, inducendo una riflessione sul consumo/spreco/ sopraffazione della natura, il cui concetto è sempre stato filigranato proprio da Vascellari con lucidità e leggerezza.
La mostra sconfina nelle sale, tra i Bachi da setola pascaliani, con W.F.Y. (2022), un neon a forma di ragnatela che vuole essere una sorta di logo di rivolta e di sprint all’indolenza con cui subiamo l’egemonia dei mass media. E si inoltra tra i collages di Lidl 14.04.2021 Roma (2021) e le tele monocrome bianche di Out Of Step (2022).