La redazione consiglia:
La bella serata di Manuel LegrisSe c’è un balletto che nel corso della sua secolare storia è un elettrizzante patchwork di numeri musicali, variazioni, aggiunte, questo è senza dubbio Le Corsaire. Fino al 17 marzo è di scena al Teatro alla Scala, nella trascinante coreografia di Manuel Legris, che dopo aver ideato la sua versione per lo Staatsballet di Vienna nel 2016, l’ha ricreata sull’appeal del Corpo di Ballo della Scala di cui è direttore. Scene e costumi raffinati di Luisa Spinatelli, direzione d’Orchestra di Valery Ovsyanikov.

Linda Giubelli e Rinaldo Venuti, foto Brescia/Amisano-Teatro alla Scala

STORIA ESOTICA, figlia della attrazione ottocentesca per un vagheggiato Oriente, Le Corsaire debutta a Parigi nel 1856 su coreografia di Joseph Mazilier e musica di Adolphe Adam, l’autore di Giselle. Il racconto, che trae ispirazione dall’omonimo e fortunatissimo poema di Lord Byron del 1814, è un incalzare di colpi di scena, un florilegio di variazioni e ricchi passi d’insieme, protagonisti le schiave Medora e Gulnare, il pirata Conrad e i suoi seguaci tra cui il seducente traditore Birbanto, Seyd Pascià e il suo magico Palazzo, il venditore di schiave Lankedem.

Tra rapimenti, fughe e colpi di pistola, l’amore vince anche sul mare in tempesta e sul naufragio ad effetto dell’iconico Veliero dei pirati. Un fumettone che, al di là della trama, non smette di attrarre i coreografi per la potenzialità della sua danza.Storia esotica, figlia della attrazione ottocentesca per un vagheggiato Oriente, Le Corsaire debutta a Parigi nel 1856 su coreografia di Joseph Mazilier e musica di Adolphe Adam, l’autore di Giselle.
Marius Petipa, autore chiave del grande repertorio del balletto tardo-ottocentesco, francese e maitre principale dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo, tra il 1863 e il 1899 rifece Le Corsaire per ben quattro volte, aggiungendo tasselli tra cui il recupero di un gioiello come Le Jardin animé su musica di Delibes.

Camilla Cerulli, foto di Brescia e Amisano- La Scala

LE RIPRESE successive sono moltissime. Riscritto il libretto con Jean-François Vazelle, Legris punta alla leggibilità dell’intreccio attraverso un timbro stilistico che sfrutta a pieno i passi più complessi della tecnica classica-accademica. Questo affondo nel virtuosismo si abbina a una decisa attenzione al dinamismo musicale della coreografia da cui derivano colori espressivi che si fanno racconto.
Il primo cast con Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko ha accompagnato con successo il debutto delle dirette streaming di balletto nella nuova piattaforma del teatro (www.lascala.tv), dal vivo abbiamo visto la Medora della prima ballerina Alice Mariani, il Conrad del solista Mattia Semperboni, la Gulnare della solista Camilla Cerulli. Trio di formidabile spicco, per solidità tecnica e una calibratura attoriale che ha reso anche le variazioni più impervie linguaggio naturale. Sopraffino il famoso pas de deux del secondo atto con Mariani e Semperboni, ma anche le molte variazioni del primo – grande Cerulli nel Pas d’esclave – e, soprattutto per i ruoli femminili, del terzo.
Tre atti danzati da cima a fondo con verve, passione e energia: plauso anche al giovane Rinaldo Venuti, un graffiante Birbanto, a Linda Giubelli nella parte di Zulmea, e al Corpo di Ballo tutto, con punte nel Pas des forbans e nel bellissimo sogno pieno di ghirlande de Le Jardin animé.