L’arte è oltre la prigione di carne e sangue, di mortalità e fine. Vangelis è stato un compositore e polistrumentista greco. Questo non riassume però la portata di un uomo che, con la sua musica, ha accompagnato i momenti cinematografici tra i più importanti, se non i più importanti, della storia del cinema. Vangelis, nacque a Volòs, nella Tessaglia, in quella che un tempo fu l’antica Iolco, città votata a Poseidone. Era un uomo ma soprattutto anche Musica, e la musica non ha un vero inizio o fine, esiste nel momento che l’ascolti e sublima con la sua essenza la vita, la finzione e le emozioni. Per questo il 17 maggio 2022 Vangelis è sì morto a Parigi, ma, a differenza dei mortali, è rimasto, e rimarrà per sempre con noi, con la sua arte a farci ricordare che gli artisti, i poeti e gli eroi alla fine sono immortali. In questo articolo ripercorreremo i suoi lavori per il cinema, non solo le opere più famose come Momenti di gloria, ma anche quei film che l’oblio ha cercato di rubarci ma che racchiudono una potenza tale da farci capire il genio di quest’artista anche nei lavori meno celebrati.

Vangelis

IN PATRIA
Il cinema greco è un terreno impervio anche per il più ardito dei cinefili, soprattutto se si parla del passato con decine di titoli dei generi più disparati, usciti alcuni nei nostri cinema, ma scambiati il più delle volte per pellicole porno. La maggior parte di questi film però è di difficile fruizione, mai distribuiti in dvd, relegati nelle programmazioni di tv locali elleniche, soprattutto per il periodo degli anni Sessanta e Settanta. Pellicole favoleggiate, miticizzate, molte volte più belle da fantasticare che da vedere realmente, alcune di esse sono baciate dalla fortuna di avere avuto come compositore proprio Vangelis. Sono un pugno di titoli, trascurabili sul piano artistico, che spaziano da diversi generi, dalla commedia al poliziesco fino a toccare il dramma a tinte orrorifiche. Divertenti nel caso di O adelfos mou… o trohonomos ossia Mio fratello, il vigile urbano, farsa del 1963 diretta da Filippos Fylaktos con uno scatenato Nikos Stavridis, o di 5000 psemmata, 5000 bugie, del 1966, sorta di Gianni e Pinotto greco, diretto con piglio da Giorgos Konstadinou. Meglio va con A prosopo tis Medusas, Il volto della medusa, del 1967, nouvelle vague alla Jean Luc Godard, che vede un gruppo di amici incontrare su un’isola greca la Gorgone per eccellenza, Medusa. Molto raffinato sul piano registico, il film di Nikos Koundouros è ambizioso, sfonda più volte la quarta parete e mette in scena una storia d’amore e morte, ostica a livello narrativo ma forse per questo ancor di più interessante.
È in questo film che Vangelis però emerge più che nei precedenti lavori, interessanti ma abbastanza anonimi. Le musiche, composte con il collega Yannis Markopoulos, sono ipnotiche e angoscianti, riescono a rendere perfettamente lo spirito di un film labirintico e pauroso, criptico e claustrofobico a partire dal suo gelido bianco e nero. Nel film, oltretutto, è possibile ascoltare il brano The Four Horsemen, pezzo trainante dell’album 666 degli Aphrodite’s Child, ispirato all’Apocalisse di Giovanni.

DOCUMENTARI
Nel 1968, un anno dopo il colpo di stato in cui in Grecia venne instaurato il regime dei colonnelli, Vangelis si trasferisce a Parigi, dopo che la richiesta di visto di entrata in Inghilterra gli venne negata. È anche l’anno di un importante evento: proprio a Parigi, con altri tre musicisti esuli come lui, con i quali aveva già collaborato in Grecia: Demis Roussos, Loukas Sideras e Anargyros Koulouris, fonda il gruppo progressive The Aphrodite’s Child.
Vangelis firma diversi lavori, più interessanti sul piano musicale rispetto ai suoi precedenti greci. È del 1970 la sua opera magistrale per Sex Power di Henry Chapier. Definito erroneamente da wikipedia come «pellicola pornografica», il film francese, nobilitato dalla presenza della bellissima Jane Birkin, è un viaggio metafisico di un giovane alla ricerca dell’amore passando, come il titolo esplicita, attraverso il sesso. Il lavoro di Vangelis presenta sonorità pop ed elettroniche accompagnate da strumenti acustici tutti suonati dal musicista (chitarra, pianoforte, percussioni), la musica non è particolarmente erotica ma è piena di idee e intuizioni che sfoceranno nel terzo strepitoso album solista dell’autore, Heaven and Hell.
Meglio ancora saranno le collaborazioni per Frédéric Rossif con la colonna sonora di tre documentari sugli animali, L’Apocalypse des animaux, L’Opéra sauvage e La Fête sauvage. Sono lavori molto ispirati che, a differenza dei precedenti, nascevano non a commento delle immagini, ma seguendo l’idea che muoveva l’anima dei progetti, calarsi artisticamente in un universo selvaggio e animale. Musicalmente, l’album è caratterizzato da un sound melodico, con solo pochi accenni a composizioni ritmiche. Le lunghe e scorrevoli sequenze dei pezzi più lunghi sono precursori del genere ambient, e sono caratterizzati da uno stile detto «cosmico». L’artista più visivo e visionario, per assurdo, tolto dalle briglie dell’immagine costruisce con la musica immagini ancora più vivide di quelle presenti nei tre documentari, forti e rafforzati proprio dalle sonorità di Vangelis.

DUE ATLETI
La grande svolta arriva nel 1980, quando Vangelis accetta di realizzare la colonna sonora di Chariots of Fire (Momenti di gloria), di Hugh Hudson, che racconta la storia di due atleti che partecipano alle olimpiadi di Parigi del 1924. La colonna sonora del musicista greco resta uno dei capolavori della storia del cinema mondiale, capace di accompagnare le scene del film con brani trionfali, dolorosi e incalzanti. Il brano più iconico, che porta lo stesso titolo del film e che accompagna la famosa scena in cui gli atleti corrono su una spiaggia, è stato ripreso innumerevoli volte per innumerevoli occasioni, uno di quei ritornelli che tornano nella mente anche senza aver visto il film.
Passa un solo anno, e Vangelis si cimenta con le musiche di un altro cult movie, Blade Runner di Ridley Scott, liberamente tratto da un racconto di Philip K. Dick. Le atmosfere di questo film sono angosciose e cupe, l’ambientazione high tech riesce a enfatizzare il tutto: Vangelis ne sottolinea tali caratteristiche imponendo la sua impronta autoriale soprattutto con l’uso opprimente dei sintetizzatori, moderni e minacciosi. L’album comprende alcuni pezzi indimenticabili, come i titoli iniziali, il Love Theme e Tears in the Rain, che accompagna la scena più famosa del film, quella che vede il sacrificio umano dell’androide Roy Batty.
Negli anni successivi Vangelis realizza diverse colonne sonore, ma il lavoro più interessante è un documentario realizzato da Nankyoku Monogatari intitolato Antarctica (1983), una delle sue soundtrack più emotivamente ispirate, debitrice per certi versi l’esperienza con Frédéric Rossif.
Nel 1982 scrive la soundtrack del film vincitore della Palma d’Oro a Cannes e candidato a quattro Oscar, Missing-Scomparso diretto dal conterraneo Costa-Gavras, mentre nel 1992 arriva un’altra importante collaborazione con Ridley Scott: 1492: Conquest of Paradise, che narra la spedizione di Cristoforo Colombo. Le musiche che l’artista realizza per il film sono notevoli, in particolare l’epico brano che condivide il titolo del film, e che accompagna la partenza delle caravelle, un momento che incarna tutta la maestosità della sequenza, e che rappresenta, forse, il testamento di questo grande artista.