Valentin Silvestrov – considerato a torto o a ragione il maggior compositore ucraino vivente – possiede il dono dell’idea lucente, dell’immagine scolpita, della folgorazione che lascia senza parole. Qualche anno fa, ad esempio, conversando con il filosofo Costantin Sigov durante un convegno al S.Clement Institute di Lichnya, formulò all’improvviso un’espressione ermetica ed enigmatica che, proprio per questo, chiede di essere scavata e nei limiti del possibile svelata: «musica della vulnerabilità». La definizione saltò fuori dal cilindro di Silvestrov nel momento in cui Sigov gli pose una domanda decisamente astratta: «Esiste secondo lei una musica che riflette l’essenza dell’essere vivente, che...