Sui vaccini il governo cambia di nuovo le carte in tavola, confermando una linea zigzagante ma sostanzialmente all’interno di una visione manichea e antiscientifica su una materia estremamente delicata come il controllo epidemiologico di una popolazione di oltre 60 milioni di abitanti.

Con gli emendamenti al decreto Lorenzin approvati ieri sia dalla commissione Igiene e Sanità del Senato sia dalla commissione Bilancio, i vaccini obbligatori passano da 12 a 10 e potranno essere somministrati anche nelle farmacie. L’obbligatorietà, e quindi i controlli restano in capo ai dirigenti della scuola dell’obbligo invece che alle Asl, visto che servono come condizione per l’iscrizione degli alunni, mentre per altri 4 vaccini è prevista un’offerta attiva e gratuita.

I genitori che non vaccinano i propri figli dovranno essere sanzionati ma le multe si attenuano un po’: invece di un massimo di 7.500 euro si scende a 3.500 euro, mentre la multa minima resta di 500 euro e cresce in base al numero delle vaccinazioni omesse mentre nel decreto rivisto e corretto cade il riferimento al rischio di perdere la patria potestà.

Le 10 vaccinazioni obbligatorie sono quelle contro poliomielite, tetano, difterite, epatite B, Haemophilus influenzae B, pertosse, morbillo, parotite, rosolia e varicella.

Le 4 offerte «attivamente», cioè super consigliate, «sulla base delle indicazioni dell’Istituto superiore di sanità e secondo il Piano vaccinale nazionale», sono quelle contro meningococco B, meningococco C, pneumococco e rotavirus. Il provvedimento così modificato dovrebbe arrivare in Aula a Palazzo Madama la prossima settimana poi passerà a Montecitorio dove dovrà ricevere u Sì definitivo entro il 6 agosto.

Il codazzo di polemiche ruota ancora intorno alle posizioni della Regione Veneto e del suo governatore Luca Zaia che ha già annunciato il ricorso davanti alla Consulta. La sua posizione resta quella per cui «la coercizione e questa forma di obbligo creeranno ancora di più l’abbandono vaccinale». La ministra Beatrice Lorenzin replica: «Non abbiamo nessun tipo di timore sulla costituzionalità di questo decreto legge che risponde a criteri dell’art. 32 della Costituzione e della sicurezza della salute collettiva».

In realtà le coperture vaccinali della popolazione italiana restano così alte che l’allarme portato avanti dal governo in una vera e propria crociata repressiva proVax sembra del tutto privo di fondamenti scientifici e forse più funzionale a avere credenziali per il trasloco a Milano da Londra, causa Brexit, della sede dell’Agenzia europea del farmaco (Ema).

Le percentuali dei NoVax o dissenso vaccinale sono minime (il 2,5% in Veneto, la maggiore), come certificano i dati dell’Istituto superiore di sanità.

Se c’è dispersione vaccinale invece è per disorganizzazione dei centri vaccini e deficit della medicina preventiva, che con obblighi così forti non sembrano destinati a diminuire.