Tre morti e cinque feriti. È questo il bilancio della sparatoria che ha sconvolto, ieri mattina, la città olandese di Utrecht. Sono le 10.45 quando un uomo apre il fuoco all’interno di un tram nel quartiere di Kalaneleiland, a qualche chilometro dal centro cittadino. Le modalità dell’attacco, la fuga precipitosa su una macchina rossa dell’uomo, catturato poi in serata, fanno immediatamente pensare all’atto terroristico. Di «atto di terrorismo» parla a caldo il premier Mark Rutte per poi attenuare le certezze: «Non è ancora del tutto chiaro». Ma l’ipotesi sembra avvalorata anche dai silenzi delle autorità, dalla decisione di innalzare al massimo il livello di minaccia fino alle 18 e poi fino alle 22 e dalla mancanza di notizie certe sul destino dell’attentatore.

SOLO NEL PRIMO POMERIGGIO la sua identità viene svelata: la polizia è sulle tracce di Gökmen Tanis, trentasettenne di origine turca. Presto nuovi dettagli emergono sulla sua persona: è già conosciuto dalla polizia olandese. Non per propaganda jihadista ma per una serie di reati compiuti negli scorsi anni tra cui furti, offesa e aggressione a pubblico ufficiale e stupro. La fuga del sospetto dura fino intorno alle 18 quando viene diffusa la notizia del suo arresto. Fonti turche parlano di motivi personali alla base del suo gesto.

Per tutta la giornata di ieri i Paesi Bassi hanno rivissuto i fantasmi del passato e del presente. Da anni infatti, il livello di minaccia terroristica è «sostanziale»: quattro sui cinque punti della scala elaborata dal Coordinamento Nazionale per la Sicurezza e l’Antiterrorismo. «Ci sono ancora sostenitori del movimento jihadista che sono coinvolti nella pianificazione di attacchi in Olanda» si legge nell’ultimo report di febbraio dei servizi di sicurezza che stimano intorno ai cinquecento gli aderenti e in migliaia i simpatizzanti dell’universo jihadista olandese. Che, nonostante «stia ancora affrontando un processo di riorientamento» e riesca a attirare «un numero limitato di minori e giovani adulti», rappresenta ancora una minaccia per l’Olanda. Come testimonia la psicosi seguita alla sparatoria di ieri sul tram di Utrecht. O come suggerito dai vari segnali di allarme dei mesi scorsi.

Pochi giorni fa, un’operazione di polizia ha condotto dietro alle sbarre due persone, di ventinove e trentuno anni, sospettate di aver offerto il sostegno logistico necessario all’attacco al Bataclan del 2015, consegnando le armi utilizzate dagli attentatori. A settembre dello scorso anno invece, nell’area di Arnhem vicino al confine tedesco, sette arresti hanno permesso lo smantellamento di una cellula che stava progettando un «grande attentato terroristico in Olanda».

Prima ancora, a fine agosto, un profugo afghano è entrato in azione alla stazione di Amsterdam Centraal, accoltellando due turisti americani. Azioni individuali e collettive che hanno convinto i servizi di sicurezza a mantenere «sostanziale» il livello di minaccia che incombe sui Paesi Bassi da dove, fin dalla proclamazione del califfato dell’Isis, circa trecento persone sono partite per arruolarsi nell’esercito jihadista.

SONO PASSATI INVECE più di quindici anni da quando la violenza jihadista e l’omicidio politico hanno fatto il loro ingresso nella politica e nella società olandese. Nel 2004 infatti, il regista Theo Van Gogh, controverso autore di pellicole islamofobe, è stato ucciso dai proiettili di un attentatore islamista. Solo due anni prima, nel 2002, era rimasto vittima di un assalto armato anche Pim Fortuyn, docente universitario e fondatore dell’omonima lista, orgogliosamente antislamica. Per il suo assassinio è stato condannato l’attivista animalista olandese van der Graaf, che voleva colpire la retorica islamofoba di Pim Fortuyn. Era il 6 maggio del 2002 e mancavano solo nove giorni alle elezioni politiche olandesi: l’emozione seguita al primo assassinio politico dei Paesi Bassi spinse verso l’alto i consensi della lista di Pim Fortuyn che riuscì a ottenere quasi un quinto dei seggi alla Tweede Kamer, la Camera Bassa olandese.

LO STESSO POTREBBE accadere anche dopo la sparatoria di ieri, a soli tre giorni dalle elezioni provinciali di giovedì. Dal loro esito, nel sistema bicamerale olandese, dipende l’elezione dei 75 membri del senato: se dovessero essere confermate le previsioni dei sondaggi, le forze politiche al governo non avrebbero più la maggioranza, a fronte di una crescita sostanziale dei due partiti sovranisti, il PVV di Geert Wilders e il FvD di Thierry Baudet. Che, come la lista Pim Fortuyn più di quindici anni fa, potrebbero avere un ulteriore balzo in avanti, grazie alla psicosi seguita alla sparatoria di Utrecht di ieri mattina.