“Urlavo, ma nessuno mi sentiva perché avevo la gola bruciata”. Fra le tante udienze del processo per la strage ferroviaria di Viareggio, quella che ha visto sul banco dei testimoni Marco Piagentini resterà incancellabile. Al di là delle battaglie fra i consulenti tecnici di pubblica accusa e parti civili da una parte, e difesa dall’altra. Anche al di là dei ricordi di chi la notte del 29 giugno 2009 perse un familiare. Perché il racconto dell’uomo che non è voluto morire dà il senso ultimo di una tragedia immane che poteva, e doveva, essere evitata.
Ustionato nel 90% del corpo, Marco Piagentini è sopravvissuto. Ha sopportato 50 operazioni in anestesia generale, l’ultima appena due settimane fa. E’ rimasto in una camera sterile, appeso a un filo sottilissimo, per più di sei mesi. Quando ha potuto rivedere suo figlio Leonardo, anche lui miracolosamente salvo, ha raccontato che quasi non si riconobbero. “Ancora oggi non posso assolutamente stare al sole. E provate, provate un giorno solo a vivere passando da un’ombra all’altra”.
Anche se per mesi nessuno ebbe il coraggio di dirgli che l’esplosione si era portata via la moglie Stefania e gli altri due figli Luca e Lorenzo, Marco Piagentini sapeva in cuor suo che non ce l’avevano fatta. Così come sapeva che, forse, Leonardo si era salvato. “E’ per lui che ho lottato così tanto – spiega nel corso di una deposizione lucida nonostante l’emozione generale – perché almeno avesse ancora un padre. Almeno uno della famiglia”.
Nelle scorse settimane, le udienze erano state dedicate all’esame delle procedure di sicurezza adottate dal gruppo Fs nel settore del trasporto merci. Aveva testimoniato Alberto Fiorelli, ex responsabile dell’Agenzia per la sicurezza ferroviaria, che aveva ricordato come il meccanismo antisvio, già testato con successo sulla rete svizzera, avrebbe potuto evitare la tragedia. Invece Armando Romeo, del sindacato dei macchinisti Orsa, ha riepilogato cosa accadde dopo la tragedia. “Già da tempo il sindacato aveva fatto pressioni su Fs, sollecitando misure per una maggiore sicurezza. Le risposte erano sempre evasive, insoddisfacenti. Poi, dopo Viareggio, non ufficialmente ma in pratica ci furono rallentamenti della velocità dei convogli. Per arrivare ad avere ‘disposizioni prudenziali’ ufficiali, ci fu però bisogno di una audizione alla commissione trasporti del Senato”.
Le deposizioni di Fiorelli e Romeo hanno confermato le tesi della pubblica accusa, e dei familiari delle vittime, sui “buchi” nella sicurezza del trasporto merci ferroviario. Ma tutto resta come avvolto in una nebbia. A tal punto che Marco Piagentini ha voluto sfogarsi: “Sono stanco. Soprattutto di chi ci ha abbandonato. Perchè siamo stati abbandonati. Il silenzio che c’è sulla strage di Viareggio fa capire che ci hanno abbandonato, Tutte le volte che un rappresentante dello Stato non si presenta, non ci ascolta, non ci dice una parola di conforto, ci abbandona. A noi non fa male un no. Fa male il silenzio”.