Anche il sesso che Geoffrey Eugenides nel suo famoso libro omonimo chiamava Middlesex avrà finalmente uno status giuridico. Almeno in Germania. Secondo una legge approvata nel maggio scorso e che entrerà in vigore a novembre, «se al bambino non può essere attribuito né il sesso maschile, né quello femminile, sarà iscritto nel registro delle nascite senza tale attribuzione». Il quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung non esita a definirla una «rivoluzione»: di fatto equivale a riconoscere che gli esseri umani non si distinguono solo in «uomini» e «donne», ma che esiste anche un «sesso indefinito». Si tratta anche di una risposta a una recente sentenza della corte costituzionale tedesca: il sesso «vissuto e percepito» è un diritto delle persone e ciò vale anche per chi non ha un sesso univocamente definito.
L’innovativa legge prevede che la dicitura «sesso maschile» o «sesso femminile» possa essere attribuita in un secondo momento, ma lo status «indefinito» potrebbe anche protrarsi per tutta la vita. I giuristi, sottolinea il quotidiano di Monaco di Baviera, non sono però propensi a definirlo propriamente come «terzo sesso».
La legge distingue fra transessualità, a cui la norma non si applica perché ne esistono altre dirette a questo collettivo, e intersessualità (o ermafroditismo). Nel primo caso si tratta di persone che nascono con un sesso, ma sentono di appartenere all’altro, mentre nel secondo caso si tratta di persone le cui caratteristiche sessuali non sono chiaramente definite alla nascita.
Si aprono una serie di questioni pratiche che la legge non chiarisce. Per esempio, cosa mettere sul passaporto al posto della classica M o F? In alcuni paesi potrebbe essere un problema lasciare la casella in bianco. Pertanto è stato proposto di inserire una X.
Ma non basta. Con tipico pragmatismo tedesco, i giuristi si chiedono che succederà legalmente con i matrimoni (previsti fra persone di due sessi diversi) o fra le unioni civili (permessi anche fra persone dello stesso sesso)? L’opzione «sesso indefinito» non è prevista in nessuno dei due casi. Sono problemi, dice il giornale, che la Corte costituzionale dovrà studiare. E che dire del linguaggio sessista? In un paese dove il «signor» o «signora» è immancabile davanti a qualsiasi nome, certamente si aprirà un dibattito per modificare norme linguistiche ataviche.
«Il sesso all’anagrafe è davvero l’ultimo dei problemi degli intersessuali», commenta Gabriel J. Martín, psicologo specializzato in tematiche gay e che nacque con un problema di intersessualità. «Di solito sono i genitori a preoccuparsi moltissimo dei problemi legali e formali e a chiedersi come fare per definire il proprio figlio o la propria figlia. Per le persone interesessuali invece la cosa davvero importante è essere accettati e compresi». Ma, ammette Martín, «è ovvio che una legge come questa è un’occasione per la società di riflettere su un tema poco conosciuto. Quello che è certo è che serve una pedagogia sociale sull’interesessualità. Al bebè non interessa certo sapere se c’è una M o una F sul suo passaporto: vuole solo essere amato».