Al Festival di Cannes c’è anche l’ACID, la programmazione dell’associazione dei cineasti indipendenti che fuori dalle griglie ufficiali del Palais e delle altre sezioni, è uno degli appuntamenti più affollati nelle due settimane festivaliere. La scommessa della Associazione è appunto quella di sostenere e promuovere il cinema indipendente, spesso opere prime di giovani cineasti, formati meno addomesticati, storie un po’ scomode della contemporaneità.
L’apertura – il 18 maggio – è affidata a Avant la fin de l’eté film d’esordio di Maryam Goormaghtigh, un on the road attraverso la Francia seguendo il viaggio d’addio di uno studente iraniano che finiti gli studi, vista la fatica a ambientarsi mai superata anche dopo cinque anni, pensa di rientrare nel suo Paese.
È un’opera prima anche Kiss and Cry di Lila Pinell e Chloé Mahieu, racconto adolescenziale di conflitti e competizione tra ragazze e scontro tra quotidianetà e desideri.

 
Tra i titoli dell’edizione 2017, molti dei quali in anteprima mondiale, troviamo poi il nuovo film di Mariana Otero, L’assemblée, nel quale la regista  torna sulle Nuit Debout un anno dopo per riflettere sulla possibilità di creare un diverso modo di fare politica. Qual è l’insegnamento di una assemblea di cittadini che rende possibile dare spazio a più voci e non a una sola? Come si forma un pensiero comune? Seguendo quanto è accaduto su Place de la Republique a Parigi, la cineasta cerca i le possibilità e i significati di questa parola collettiva.

 
Pour le reconfort è il debutto dietro alla macchina da presa di de Vincent Macaigne, attore e regista anche di teatro, icona della nuova generazione di cineasti (un po’hipster) francesi. Dei legami di infanzia, forse una «guerra» tra due ragazzi che vogliono difendere le terre di famiglia e un vecchio amico che le vuole comprare per espandere la sua casa di riposo.

 
Ancora un conflitto, ma familiare, è al centro di Scaffolding firmato da Matan Yair,coproduzione tra Israele e Polonia, con un giovane protagonista costretto a scegliere ttra l’impresa patera e i suoi desideri letterari.
Suzanne ha 23 anni e diviene Coby, un ragazzo il cui nome dà il titolo al film di Christian Sonderegger. Paesaggio del Midwest americano e storia di una scelta che scompiglia le vite della ragazza e di chi le sta vicino.