Quinta giornata di protesta in sette giorni per gli universitari di Bologna. Dopo l’occupazione e lo sgombero a manganellate della biblioteca di italianistica gli studenti si sono scontrati con la polizia, sono scesi in piazza, hanno protestato e lanciato appelli nazionali. Ieri hanno dato vita a un corteo di quasi mille persone, chiesto le dimissioni del rettore e la riapertura della biblioteca.

La scintilla giovedì scorso, quando dopo settimane di proteste contro i nuovi tornelli della biblioteca di via Zamboni 36, i vertici dell’Unibo hanno deciso di chiudere la sala studio e poi, quando gli studenti l’hanno occupata, di richiedere l’intervento della polizia. La rivolta dei tornelli parte da Bologna, ma la speranza dei collettivi che guidano le proteste, Cua e LuBo su tutti, è quella di trasformarla in un movimento nazionale. Mobilitazioni si sono viste a Firenze e a Torino.

«Il tornello è l’università azienda che con la meritocrazia mette tutti contro tutti», hanno spiegato. «Sappiamo che tutta Italia ci guarda, diciamo ‘via i tornelli’ ma intendiamo ‘via la precarietà e la militarizzazione delle città. C’è una generazione che vuole riprendere parola e dopo anni di calma gli universitari sono pronti a riversarsi nelle strade». Giovanni Stinco