L’Unità oggi non sarà in edicola. I giornalisti e i lavoratori hanno proclamato sciopero contro la decisione dell’azionista di maggioranza – la Piesse – di tagliare il 60% della forza lavoro. La goccia che ha fatto esplodere le tensioni è stata la pubblicazione di una striscia di Bobo, disegnata dal direttore Staino, in una copertina che ha avvolto il numero dello storico quotidiano uscito ieri in edicola.

Nella satira Staino mette in scena, in chiave soggettiva, la sua difficile situazione di direttore, diviso tra le pressioni dell’azienda, del partito di riferimento (il Pd) e della moglie. In un comunicato molto duro il lavoratori non hanno apprezzato: «Non ci hai fatto ridere questa volta, direttore – scrivono – Una vertenza sindacale complicata e terribile come quella che stiamo affrontando non è un fumetto, per quanto le strisce siano il tuo linguaggio. Nella narrazione di Bobo non c’è un passaggio su quanti di noi perderanno il lavoro».

Il comunicato è un nuovo episodio di uno scontro esploso tre giorni fa dopo l’annuncio di un taglio di 16 lavoratori. Da 28 persone, la redazione passerà a 12. Il progetto è di un «giornale settimanale», slegato dalla cronaca, ma ricco di editoriale e opinioni. La querelle sul sito unità.tv non è stata ancora risolta, nonostante le rassicurazioni. Nel piano lo si concepisce come una vetrina per gli articoli del giornale cartaceo, non come una redazione. Lo scontro con i lavoratori ha portato Staino a rimettere il suo mandato di direttore nelle mani dei responsabili dell’azienda perché si è rotto il legame di fiducia con la redazione. A loro volta, i lavoratori rimproverano a Staino di avere accettato i licenziamenti, mentre nei mesi della lunga crisi dell’Unità aveva promesso il contrario.

Il comunicato che ha indetto lo sciopero – il primo di un pacchetto di cinque che l’assemblea ha affidato al cdr con il sostegno del sindacato dei giornalisti Fnsi – termina con un invito a Staino a «restare con noi» contro «i numeri prospettati che fanno paura, sono da macelleria sociale. A pagare saremo solo noi. Difendere con i denti la redazione è la condizione essenziale per garantire un futuro».

La polemica contro la Piesse, dell’imprenditore Pessina, è feroce: «L’azienda – scrivono i lavoratori – ha tagliato brutalmente la distribuzione, non ha presentato in 21 mesi un piano industriale, non ha mai investito sul rilancio e neppure sui ricavi pubblicitari».