Ama e fai quello che vuoi (Marsilio, pp. 480, euro 19) potrebbe essere letto anche come il prequel del documentario iSola (presentato alle Giornate degli autori dell’ultima Mostra del cinema di Venezia). In realtà questo è solo l’aspetto superficiale o meglio l’occasione di un dato autobiografico, che però svela qualcosa di diverso: la fiducia estrema, e per alcuni versi rara, che Elisa Fuksas riversa nella narrazione, trasformando in una forma d’opera compatta e perfettamente definita tutti i suoi lavori tra letteratura, cinematografia e musica.

IL ROMANZO dichiaratamente autobiografico (come buona parte della sua produzione) lavora per accenni rapidi in un sovrapporsi continuo tra fatti e riflessioni. Un testo emotivo che, a ogni paragrafo, esprime la vivacità di un discorso multiplo che potrebbe sgusciare via da un momento all’altro, ma che Fuksas contiene e libera indicando la rotta con precisione analitica.

LA PROTAGONISTA Elisa, all’alba dei suoi trentasette anni, come molte e molti della sua generazione si trova invischiata in vicende che la costringono a una rincorsa continua con il tempo. Essere troppo vecchi e contemporaneamente essere troppo giovani è un incastro che riguarda chiunque in una contemporaneità stretta e soffocante che esclude ogni forma di futuro e offre in cambio solo il continuo adeguamento del passato, senza che questo calzi mai a misura.

Eppure – e qui risiede la principale qualità di Elisa Fuksas come autrice – il romanzo non si pone in chiave generazionale, ma delinea il ritratto di un’individualità estrema, incapace di ricostruirsi all’interno di un gruppo. Un’individualità sostanzialmente radicale al punto da frantumare la persona stessa, lasciandola in balia di un’emotività familiare tanto intima quanto – tutto sommato – estranea alla protagonista.
Elisa riconosce i vezzi così come i vizi, lo stile, anche i modi eppure le sfuggono le ragioni generali di chi le sta attorno, come se tutto avvenisse in perenne velocità dentro alla quale ha senso solo la sfumatura, la macchia di colore e non la figura, ormai resa irriconoscibile.

LA CONVERSIONE RELIGIOSA, tema centrale del romanzo, diviene così l’elemento di una crescita che ha bisogno di ritrovare il proprio tempo e il proprio spazio. Una necessità di equilibrio irrinunciabile che l’autrice mette in scena con ironia, anche in quei passaggi narrativi in cui tutto sembra precipitare. Quasi come una sorta di ipotetica nipotina di Judy Maxwell interpretata da Barbra Streisand nel capolavoro di Peter Bogdanovich, What’s Up, Doc?, Elisa entra in contatto con i rituali della liturgia, scoprendoli per la prima volta e reinterpretandoli alla sua maniera con intensa e a tratti confusa partecipazione. Crea scompiglio dentro e fuori se stessa e, al medesimo tempo, ripercorre le dinamiche familiari, i piccoli gesti quotidiani spesso così carichi di incomprensione e dolore.

Ama e fai quello che vuoi oltre a essere una dichiarazione esplicita di liberazione anche verso il conformismo dell’anticonformismo, supera i limiti e i criteri del romanzo per configurarsi come un elemento di quell’opera compatta che vede Elisa Fuksas autrice, ma anche interprete al centro del suo discorso, tuttavia non occupando lo spazio, legittimandolo anche nel dolore e nelle difficoltà. Con imprevedibile levità.