Il trasferimento di alcuni migranti positivi al Covid dai centri nei quali erano ospitati su una delle cinque navi quarantena è stato effettuato in risposta a «un’esigenza del tutto eccezionale in considerazione dell’impossibilità di individuare nella contingenza i posti necessari nelle strutture del territorio destinate all’accoglienza e alla sorveglianza sanitaria». Ad affermarlo è stata ieri la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese rispondendo alla Camera a un’interrogazione presentata dal deputato di LeU Erasmo Palazzotto sui trasferimenti coatti avvenuti nelle scorse settimane a Palermo, Bari e Augusta. Lamorgese ha anche annunciato il reperimento di 25 strutture a terra, per un totale di 2.700 posti, destinate alla sorveglianza sanitaria dei migranti che sbarcano nel nostro Paese.

Numerose polemiche ha suscitato in passato la scelta del governo di far svolgere la quarantena ai migranti a bordo di navi da crociera noleggiate per l’occasione anziché nei centri di accoglienza. Polemiche cresciute di recente quando si è saputo del trasferimento a bordo anche di alcuni di coloro che, pur trovandosi già in un centro di accoglienza, erano risultati positivi al test. Per la titolare del Viminale il trasferimento sarebbe stato deciso per «tutelare la salute degli altri stranieri presenti in quei centri» ed effettuato nel rispetto di ogni misura precauzionale. «Non c’è stata nessuna compromissione dei migranti trasferiti – ha spiegato la ministra – e che sono già in larga parte negativizzati e rientrati nelle strutture di accoglienza. Lo stesso avverrà anche per quei pochi che sono ancora positivi e in quarantena».

«Ci auguriamo che i trasferimenti operati non si verifichino più», ha replicato Palazzotto. «Ma la questione posta ci offre l’opportunità di aprire una riflessione sulle navi quarantena, uno strumento approntato durante l’emergenza che sta mostrando tutta la sua inadeguatezza. Come ci dimostra anche la drammatica vicenda di Abou – ha proseguito il deputato di LeU – , un ragazzo di 15 anni morto perché a bordo di una di quelle navi non ha ricevuto le cure e l’assistenza adeguata alla sua condizione di naufrago e di sopravvissuto alle torture dei campi di concentramento in Libia».