Ancora una volta la ritmica avventurosa travolgente, l’estasi della contemplazione e la vertigine del mistero di Uncharted, ma senza il protagonista Nathan Drake, le cui avventure si sono concluse a maggio dell’anno scorso con mirabile equilibrio tra epica della scoperta e commedia intimista con il quarto, risolutivo, episodio della serie. Tuttavia la saga super-spettacolare del cinema più kolossal inventata da Naughty Dog non si ferma con la quiete di Nathan e prosegue, in una deriva indiana e femminile, in l’Eredità Perduta, uscito al crepuscolo dell’estate per Playstation 4.

Ambientato in un India parzialmente fittizia ma plausibile, Uncharted L’Eredità Perduta comincia tra le strade di una città che potrebbe essere Calcutta, consumata dalla guerra civile inscenata da Asav, un megalomane rabbioso e psicotico che sembra essere uscito da un videogame della serie Far Cry. Poi, dopo fughe rocambolesche tra i tetti fradici sotto un temporalesco cielo nero l’avventura prosegue oltre, abbandonando il notturno splendore piovoso della metropoli offesa per trasportarci nelle inesplorate vastità montane, tra le foreste e i ruderi ancestrali delle terre selvagge. Potrebbe essere tutto lo stesso, e sarebbe bellissimo anche se lo fosse, ma non lo è grazie alla variazione del protagonista, questa volta Chloe Frazer, alla ricerca della perduta Zanna di Ganesh, reliquia dall’immenso valore economico e mistico, nonchè sentimentale perchè ricercata e mai reperita dal padre scomparso della donna.

Conosciuta durante il secondo episodio della saga, Chloe risulta affascinante e femminea senza bisogno di ricorrere alle facili esibizioni di una superficiale sensualità erotizzante, è quindi una donna vera e plausibile, piegata dalle avversità e sofferente. La beltà di Chloe è definita dalle imprese, dalle parole e dai tratti severi, funzionali al suo ruolo di avventuriera, così come quella ancora più marziale e dura della mercenaria Nadine Ross che la accompagna. La due donne, attraverso i continui commenti e le discussioni che variano dalla comicità di una commedia alla gravità di dolorose confessioni, stabiliscono una dialettica incessante tra azione e narrazione senza che tra queste vi sia mai una reale cesura. Cosi l’Eredità Perduta risulta un’opera verbosa sebbene non scada nella noia grazie ad una scrittura che si adegua sempre alla visone e al gioco, dando forza ulteriore all’immagine e all’azione, e se la tipologia di questa riporta inevitabilmente alle meccaniche ludiche già note e distintive della serie senza stravolgerla con nuove e drastiche invenzioni, risulta tuttavia più diluita nell’esplorazione e nella risoluzione di enigmi.

Ci sono quindi sempre i classici momenti di conflitto e sparatoria,qui contro gli odiosi sgherri armati del fanatico Asav, ma sono più rari che nella tetralogia di Nathan, più tattici e meno frenetici. Per la prima volta nella storia di Uncharted possiamo inoltre decidere di intraprendere una lunga missione secondaria e opzionale che aggiunge spessore ludico e longevità alla vicenda e ci “costringe” a estremizzare l’idea del viaggio facendoci così ammirare luoghi e dettagli che altrimenti ci sarebbero sfuggiti, quasi un doveroso vezzo dei Naughty Dog per dimostrarci tutta la loro bravura di inventori di panorami mirabili.

In compagia di Chloe e Nadine ci arrampichiamo per le statue smisurate costruite lungo le pareti rocciose, bagnate dalle cascate, poste a guardia di antichi templi; guidiamo una jeep in un terra senza strade; scendiamo tra le catacacombe orribili laddove giacciono scomposte le migliaia di ossa degli eserciti annientati; ci fermiamo ad osservare le scimmie che abitano tra le rovine adombrate dalla vegetazione; montiamo su un piccolo elefante per percorrere le basse acque di un torrente sepolto dalla giungla.

Concepito inizialmente per essere un’espansione del quarto episodio, ma diventato progressivamente un gigante fino ad evolversi in un videogame unico e indipendente, Uncharted l’Eredità Perduta conferma il talento mostruoso di Naughty Dog, che lavora in esclusiva per Sony, ed è capace di sfruttare la Playstation esaltandone le proprietà tenologiche con una magniloquenza visiva unica che parrebbe quasi impossibile.

Non si tratta però di un magnifico ma gelido sfoggio di tecnologia perchè continuiamo a meravigliarci, sempre, fino alla frenetica, improvvisa risoluzione di un micidiale viaggio in treno che cita senza imitarlo troppo quello di Uncharted 2 e quando il gioco finisce lo pecepiamo come l’omaggio a tutta la saga, un saluto affettuoso agli appassionati, forse la promessa che questa portentosa serie d’avventura non è ancora finita per sempre, ma se si tratta di un addio è un commiato comunque grandioso, una sorprendente, inaspettata coda dopo il trionfale e sereno climax del quarto episodio.