I sette vizi capitali della dottrina cattolica, pur continuando a nutrire l’immaginario della modernità, sembrano perdere progressivamente mordente: l’avaro è ancora centrale in Balzac, ma tende a uscire di scena con la fin de siècle; la condanna che gravava sul lussurioso si allenta progressivamente, fino alla cosiddetta rivoluzione sessuale; l’ira è ormai di norma relegata in commedia, la superbia addirittura in parodia; l’invidia ha trovato invece sacrosanta legittimazione nella lotta di classe. Forse solo l’accidia, ma declinata come noia, spleen, inettitudine, male di vivere (o magari dipendenza), appare ancora di bruciante attualità; e per certi versi la gola, che sembra...