Dopo l’esordio con il romanzo L’imbalsamatrice (Gaffi editore, 2009), la poetessa Mary Barbara Tolusso conferma la densità della propria qualità stilistica con L’esercizio del distacco (Bollati Boringhieri, pp.126, euro 14) che in parte va a riprendere i temi e i fili narrativi della precedente opera in prosa, ma pur contenendoli in poco più di cento pagine, sembra qui definirli e aprirli all’interno di dinamiche ancora più profonde e laceranti.

LA STORIA VEDE al centro una protagonista stretta tra da due amici fedeli e simbiotici, Emma capace di estremi vitalismi come di improvvise e radicali perdite di entusiasmo e autonomia, e l’ambiguo David con cui le due giovani donne intrattengono un rapporto costruito su un continuo alternarsi di seduzione e abbandono, a tratti doloroso. Tuttavia, l’abbandono è un sentimento che non attraversa il romanzo che è invece intitolato e dedicato al distacco quale separazione netta e quasi analitica, un taglio precisissimo capace di anestetizzare il dolore; dolore che tuttavia poi si sparge incontrollabile lungo i tratti di una vita inquieta e imprevedibile agli stessi protagonisti che si troveranno lontani – se non agli antipodi – nella stagione della maturità. Ognuno a suo modo traditore dei presupposti e delle scelte datesi o imposte dagli eventi che li avevano catapultati nel collegio della loro amicizia, vero e proprio coagulo di un abbandono privo di senso e di ingiustificabile separazione eppure, a tratti, isola felice della loro stessa formazione.

IL ROMANZO si svolge con una scrittura piana, fatta di improvvisi tagli che trafiggono sia per il salto emotivo che sono in grado di generare sia per l’acuto tono icastico e immaginativo dell’autrice. Un testo levigato, preciso che non lascia adito a incertezze e che anzi dimostra un controllo assoluto della storia e della sua dinamica lasciando al lettore la rarità di una lettura piacevole e diretta anche quando il tono si fa sempre più asciutto di fronte a un dolore che pare non colmarsi mai, ma anzi permane come una violenta ostentazione di malessere.
Mary Barbara Tolusso si conferma scrittrice raffinata, capace di non perdere mai – in nome di una qualità narrativa evidente – il senso di una storia che potrebbe restare elitaria e a tratti claustrofobica.

L’AUTRICE TENDE ad aprire il racconto con squarci luminosi restituendo respiro ad una lettura rapida e breve, ma non frettolosa. Una narrazione in cui le figure iconiche dei protagonisti non perdono mai contatto con lo spazio naturale che anzi si rivela non quanto un semplice fondale, ma come vero e proprio agente di mutamento e formazione: le fronde degli alberi, l’odore lontano del mare, il rapporto naturale tra vicinanza e lontananza che indicano il senso del distacco. Un romanzo puramente letterario e in quanto tale profondamente filosofico sia per la precisione e l’esattezza voluta delle sue parole sia per la capacità di trasformare una storia semplice, per quanto aspra in una storia naturale.

UN LIBRO AUDACE per la sua classicità, o meglio un libro capace di permanere a lungo nella memoria del lettore, una sfida interessante e coraggiosa che lancia e spiega al meglio l’idea del «libro necessario» pensato e ora pubblicato da Andrea Bajani, curatore della collana per Bollati Boringhieri. L’esercizio del distacco è un romanzo che merita fiducia e attenzione perché racconta con cura e precisione una storia minima, piccola e breve, capace però di contenere senza patetiche didascalie alcuni degli incubi del nostro tempo, portando il lettore verso il loro abbandono.