Carlo Coccioli è una presenza erratica nelle lettere italiane, con ritorni ricorrenti e lunghi periodi di oblìo. Alla sua esistenza raminga, tra la natìa Toscana, Parigi e Città del Messico, si deve la scelta, insolita, di ricorrere a tre diversi idiomi, italiano, francese e spagnolo, nelle sue seguenti giravolte esistenziali. D’altro canto, fin dalla giovinezza il territorio delle lingue era stato il suo mondo di riferimento, e allo studio degli idiomi semitici si era inizialmente dedicato.
Mentre si annuncia un romanzo biografico di Alessandro Raveggi, Lindau pubblica con il titolo Piccolo karma i romanzi dello scrittore, dopo il ritorno dieci anni fa da Sironi del suo Davide. Il primo titolo proposto è Il cielo e la terra (pp. 394, euro 24). Quando uscì da Vallecchi nel 1950, stonava clamorosamente con il neorealismo imperante. Si trattava di una narrazione complessa, barocca, incentrata su una visione del reale completamente votata alla fede. Il romanzo è incentrato sulla presenza di don Ardito Piccardi, che arde di desiderio di una reale comunione con gli esseri umani, al di fuori delle formule di comodo.

L’AUTORE si rifa, evidentemente, a modelli francesi, spesso citati nel testo, da La cattedrale di Huysmans, a certi esiti di Leon Bloy, come anche al modello di Georges Bernanos, tra Sotto il sole di Satana e Il diario del curato di campagna. Nella Toscana dominata dalle ragazze di San Frediano di Vasco Pratolini, uscito con clamore su Botteghe oscure nel 1949, qui i riferimenti sono alle mistiche scritture della furente Santa Caterina da Siena, riportate nella corrente del Novecento da Domenico Giuliotti e Federigo Tozzi nelle furibonde pagine della rivista La Torre.

IL MECCANISMO della narrazione è epistolare, tutto si svolge all’interno di un circolo di lettere e diari, a partire dalla prima missiva, firmata da don Antonio Zei, in cui viene presentata la fisionomia del giovane sacerdote, assai scostante nel tratto, e che pure: «la gente comincia a venerar come santo». Nell’itinerario accidentato di questa personalità sempre alla ricerca di miracoli, spicca il profilo dolente di Alberto Ortognati, omosessuale di ricca famiglia, tormentato dal senso di colpa, che crede di essere posseduto da Satana e per questo si uccide.

TRA ITALIANO E FRANCESE Coccioli in questo romanzo tradotto in molte lingue, è tornato più volte nel tessuto della scrittura, con infiniti cambiamenti e variazioni. L’opera resta esatto diagramma di una ricerca stilistica volta alla definizione del tempo dell’epifania, laddove le situazioni realistiche della vicenda aprono spazi verso la metafisica. Lo scrittore livornese qui tocca il culmine di una vocazione profetica, che porta a ridondanze e riecheggiamenti, ma il tono è assai personale e unico nel panorama delle lettere postbelliche italiane, trovando gli accenti più forti nella relazione con il mondo naturale, tra alberi e gufi, cani e ruscelli, lasciando sullo sfondo un interrogativo ricorrente sull’amore e le sue molteplici forme, spesso invise alla società.