La notte del 9 marzo si è spenta a Roma, nella sua casa, Gemma Vincenzini Boatto. Chi l’ha conosciuta certamente la ricorderà per il suo spirito battagliero, la sua intelligenza, la grande generosità, la testardaggine. Dopo la scomparsa di suo marito Alberto aveva voluto dettarmi una sorta di breve autobiografia in cui parlava di sé in terza persona, regalando digressioni e incisi fuori testo, sulla sua infanzia, sua madre, le gare di atletica, l’incontro con Alberto, momenti con il figlio Andrea, i viaggi. Ecco Gemma Vincenzini, con le sue parole

(Carlotta Sylos Calò)

Dopo un’esperienza teatrale negli anni Cinquanta con il Piccolo teatro per la fonte maggiore, libera da vincoli scolastici, in quanto laureata in lingue letterature inglese presso l’Università Orientale di Napoli, vince il concorso nazionale della Rai tv, per funzionari e giornalisti (1959). Nel 1961 sposa Alberto Boatto critico d’arte moderna e contemporanea e saggista visionario. Nel 1964 parte con il marito per New York, dopo che entrambi sono rimasti straordinariamente colpiti dalla Biennale veneziana di giugno. Tramite Leo Castelli incontrano tutte le personalità del New dada e della pop americana. Il risultato di questo viaggio saranno pochissime fotografie, quattro, scattte con la macchina che le aveva regalato il fratello Carlo, e il volume pubblicato da Lerici Arte in Usa. Il libro è inizialmente molto osteggiato in Italia dall’ambiente degli artisti romani gravitanti intorno alla galleria la Tartaruga che, dalla Biennale veneziana sento forte il ‘peso’ dell’ingresso prorompente delle correnti americane in Europa è stato il primo fondamentale momento di riflessione sull’arte americana. Nel 1966 nasce il figlio Andrea che attualmente vive in Danimarca.

Durante gli anni televisivi prima come assistente alla regia, poi come funzionario – produttore in studio si occupa di trasmissioni, rubriche, e delle riviste del sabato sera. Dopo 17 anni di televisione passa alla radio (che aveva orari più adatti alle nuove esigenze familiari). A RadioTre, nel 1978, debutta con la rubrica L’arte in questione di cui è curatrice e regista. La trasmissione è articolata in diverse direzioni: incontri con personalità del mondo dell’arte (per esempio Piero Dorazio, Renzo Piano, Pistoletto, Emilio Vedova, Jannis Kounellis, Peggy Guggenheim), reportage sulle principali esposizioni italiane, profili dell’ambiente dell’arte contemporanea, della cultura e del mercato di diverse città italiane. Alla trasmissione si succedono diversi collaboratori, tra questi: Valerio Eletti, Enrico Parlato, Coltellacci, Massimo Carboni, Lea Vergine, Tommaso Trini.

Dal 1990 si occupa della trasmissione Il racconto della sera, mandando in onda un totale di 574 racconti dei maggiori autori internazionali letti da attori quali: Susanna Iavicoli, Renato De Carmine, Franco Parmeggiani. Va in pensione nel 1995. Dopo la morte del marito (febbraio 2017), ha curato per il museo Maxxi di Roma lo spoglio e l’inventariazione dei documenti, dei testi e delle immagini dell’Archivio Alberto Boatto per finalizzare la donazione.