Le temperature registrate in Antartide o la riduzione del ghiacciaio del Monte Bianco sono solo le ultime notizie che riguardano gli effetti del surriscaldamento globale. Non è più tempo di essere scettici di fronte al cambiamento del clima: di segnali d’emergenza ne abbiamo un’ampia scelta, di scenari apocalittici e richiami disperati siamo quotidianamente bombardati. Ma di indicazioni concrete su cosa fare, come agire efficacemente forse meno; soprattutto sono pochi o non di facile accesso o comprensione i consigli che sono al di fuori di quelle logiche che ci vogliono sempre e comunque consumatori, e che dopo aver creato il problema ora si propongono come soluzione. Voglio una vita 100% green è stato scritto da un attivista ambientale e da un’ illustratrice, già autori di un best seller sulla famiglia zero-rifiti che in Francia ha venduto più di 200 mila copie; è uno strumento di consapevolezza ed azione, che affronta la questione in profondità e dettaglio e con una grande comunicatività: una scrittura semplice accompagnata da vignette rende facile l’assimilazione di dati che ci danno l’idea della situazione in cui ci troviamo ma anche delle strade che ci permettono di andare in direzione opposta. Il vero impatto che la nostra vita da consumatori ha sul pianeta non riusciamo a vederlo. Non vediamo i gas di scarico, o i detriti delle miniere, o la filiera completa che sta dietro il nostro cellulare. Il libro parte proprio da questo, nel quantificare l’impatto da sovraconsumo, riportando dati impressionanti rispetto all’anidride carbonica che emettiamo, l’acqua che preleviamo o le sostanze tossiche che accumuliamo ogni giorno consumando. La cosa positiva di questo libro è che se da una parte ci affligge spiegandoci dettagliatamente come siamo parte del problema, dall’altra ci indica anche come essere parte della soluzione. La situazione è grave, ma crogiolarsi nel terrore è inutile, bisogna passare all’azione. Ognuno di noi ha la possibilità di lavorare al cambiamento. La transizione ecologica per essere efficace deve essere globale perché l’ambiente non è più concepibile come qualcosa di separato dall’uomo, l’atteggiamento moderno che ci ha portato al disastro. Ed è un’illusione pensare che quelle stesse tecnologie che ci hanno posto al di sopra della natura saranno quelle che la salveranno. Non sono sufficienti, occorre una ridefinizione di sistema. Una vera transizione potrà avvenire solo muovendosi coordinatamente sul piano ambientale, sociale, economico, sanitario. E per ognuno di questi ci sono già le azioni da fare. Molte sono semplici e della loro importanza e impatto potenziale ancora non ci rendiamo conto, come comprare l’usato o ridurre il cibo industriale. Altre sono più complesse, come avere una casa ecologica o uscire dal sistema centralizzato delle banche. Questo libro è sostanzialmente un invito ad essere più sobri: il che non significa regredire all’età della pietra o essere più poveri, ma uscire da una sorta di ubriacatura fatta di possibilità di consumo, spostamento, comunicazione infiniti. Gli autori non sono così ingenui da pensare che bastino le buone pratiche locali: ci ricordano le parole del Ministro francese della Transizione ecologica al momento delle sue dimissioni: «La democrazia rappresentativa è messa alla prova nella sua capacità di evolvere ed uscire dalla logica delle grandi lobby. Il nostro modo di vivere è la chiave del cambiamento, e questo modo di vivere comprende anche l’azione collettiva di resistenza e pressione affinché la politica realizzi un piano Marshall per la transizione».