Cresce l’intensità politica della manifestazione indetta dal movimento dei genitori, docenti e studenti “priorità alla scuola” a piazza del Popolo a Roma sabato 26 settembre dalle 15 per chiedere una svolta e il rilancio della scuola dopo la falsa partenza di lunedì 14 settembre. Ieri, in una conferenza stampa, i maggiori sindacati del settore Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Gilda e Snals hanno confermato la loro partecipazione che, insieme a quella dei Cobas, permette di configurare già oggi il profilo di un primo e ampio fronte, indipendente dall’attuale polarizzazione tra nazional-populisti e populisti governisti, che rivendica una riforma radicale dell’istruzione, del Welfare e della società. In questa prospettiva si muovono anche i cortei studenteschi del 25 settembre in tutto il paese promossi tra gli altri dalle reti Osa, Uds e Rete studenti di Milano, oltre agli scioperi indetti dai sindacati di base Unicobas, Usb, Cobas Sardegna e Cub scuola il 24 e il 25 settembre. Mobilitazioni distinte che permettono di cogliere il clima nel paese.

«TUTTI CHIEDIAMO che sulla scuola ci sia quell’attenzione che anche questo Governo non ha riservato; non è il primo, anche se c’è stato in passato chi ha massacrato la scuola con i tagli – ha detto Francesco Sinopoli (Flc Cgil) durante la conferenza stampa- Il governo ha accumulato ritardi, se le risorse si fossero stanziate a maggio, la riapertura sarebbe stata più semplice. E sulle assunzioni, ora è evidente che la strada da noi indicata era la più sensata. Oggi il sistema di reclutamento non sta funzionando e le graduatorie provinciali sono un fallimento. Si tratta di trovare una nuova strada, non di dare la colpa a qualcuno». Lo scontro con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che ha accusato i sindacati di «sabotaggio», è duro e, considerate le parole affilate pronunciate ieri in conferenza stampa, costituirà un problema politico per il governo. «Il nostro non è uno sciopero, il 26 abbiamo aderito a una manifestazione. Quando a marzo abbiamo iniziato a discutere delle azioni urgenti per la ripartenza – ha detto Maddalena Gissi della Cisl Scuola – ha pensato che non fosse necessario ascoltarci. Da allora è iniziata la deriva della chiusura ma è arrivato il momento del dialogo: vanno messe da parte le ritrosie anche in vista del Recovery Fund». Nell’agenda della manifestazione del 26 il movimento «Priorità alla scuola» e i sindacati chiedono al governo di stanziare 41 miliardi di euro sui 209 previsti dal piano europeo (il 20%) e poi investimenti strutturali e una rivoluzione che cancelli la precarietà dei docenti dalla scuola dell’infanzia alla ricerca universitaria.

CONTRO
la prima mobilitazione di massa e in presenza della ripresa all’epoca del Covid che parla di problemi concreti e soprattutto di un ripensamento culturale della scuola oltre l’attuale emergenza sta emergendo una strategia. Dopo avere denunciato ritardi e problemi che oggi si sono rivelati reali l’associazione nazionale dei presidi ritiene di non potere garantire il «servizio» perché i docenti non saranno a scuola, le lezioni non saranno svolte». Il problema è che i docenti mancano già e non per responsabilità di uno sciopero dei sindacati di base. Le decisioni del Miur si sono rivelate fallimentari. Secondo i sindacati sono state effettuate finora solo 21.236 mila immissioni in ruolo di docenti su un contingente di 85 mila. Per il sostegno, su oltre 21 mila posti, sono stati assunti meno di duemila docenti. E sono circa 215 mila i posti da coprire con supplenze. Un record storico. E poi c’è il problema della didattica dimezzata e degli spazi insufficienti: «Solo il 40% degli studenti delle superiori fa lezione in presenza» ha detto Rino Di Meglio (Gilda): «Nel Lazio 1/3 delle scuole è rimasto chiuso» il 14, ( Gissi, Cisl). Il governo ha avuto sei mesi per ripensare questo sistema. Non lo ha fatto.

LA LETTURA parziale della situazione di fatto trovata alla ripresa si è fatta strada anche nella area politica della maggioranza. Ieri l’ex premier Romano Prodi ha detto: «Prego i sindacati, per favore non cominciamo a fare tensione in questo momento in cui il paese deve recuperare la scuola – ha detto – Siamo rimasti fermi tanto tempo, date una mano ad andare avanti, non cominciamo con le rotture che già si minacciano prima che i problemi vengano affrontati». Questa artificiale contrapposizione tra il conflitto e la collaborazione potrebbe suonare anche come un invito a subire gli attacchi e le illazioni provenienti dalla maggioranza di governo, dal ministero e da fake news (l’invito ai docenti «fragili» ad assentarsi). E a tacere nonostante abbiano, nel caso di quelli maggiori, sottoscritto protocolli d’intesa e promosso proposte di programmazione. Le manifestazioni in arrivo chiedono un cambio politico oltre l’espertocrazia e gli appelli a non disturbare i manovratori: «I problemi della scuola si affrontano con le persone, non spostando e comprando cose come i banchi» è la sintesi di Pino Turi della Uil Scuola.

Centrodestra diviso sulla sfiducia a Azzolina
La Lega ha presentato una mozione di sfiducia contro la ministra dell’Istruzione Azzolina. Anche in vista del voto di domenica e lunedì prossimi, il partito di Salvini ha riscoperto un interesse per la scuola, ma occulta il fatto che dal 2008 quando era al governo con Berlusconi è responsabile dei tagli da 8,4 miliardi all’anno (e uno all’università) e della riforma Gelmini che ha peggiorato il caos delle cattedre. Nessuno o quasi, al governo e nella maggioranza, ha denunciato l’opportunismo usato dal leader leghista che cerca di parassitare la protesta per il fallimento dell’apertura a metà della scuola.Tra Forza Italia e Fratelli d’Italia sono emerse molte perplessità sull’azione del leghista: una sfiducia ad personam può compattare la maggioranza attorno su Azzolina. I 5 stelle: «Propaganda in un momento di emergenza. Assurdo». «La Lega tifa per il disastro, la mozione è strumentale», dicono dal Pd.