Il Loreto Mare è un ospedale di frontiera: il mare è proprio dirimpetto ma è occupato dal porto commerciale, più avanti ci sono i depositi di carburante delle società petrolifere, l’area è fortemente inquinata come dimostrano le inchieste della magistratura. Alle spalle c’è piazza Mercato e la Stazione centrale, se c’è una sparatoria il ferito finisce al pronto soccorso del Loreto. Proseguendo oltre la stazione c’è Portici e poi i paesi vesuviani, quasi tutti gravitano su Napoli per le cure mediche più serie.

Ottocento dipendenti, 12 mila ricoveri in un anno, 70 mila al pronto soccorso, il Loreto era un’eccellenza ora è una struttura malandata in via di dismissione: bisogna cedere reparti all’Ospedale del Mare, che sul mare non è ma è 20 chilometri più in là, a Ponticelli, sul confine con il comune di Cercola. Ieri un infermiere commentava: «Il Loreto sta morendo: da quando deve aprire il nuovo ospedale è smobilitazione».

La capogruppo 5S in consiglio regionale, Valeria Ciarambino, lo scorso novembre fece un sopralluogo dopo le sollecitazioni di cittadini che lamentavano la cancellazione di operazioni programmate: «Un medico in rianimazione mi raccontò che mancavano i set per tracheotomia, persino i termometri e i braccialetti per misurare la pressione. C’erano 5 posti in meno perché i letti erano rotti. La centralina che controlla i monitor per i parametri vitali era guasta, così ci voleva qualcuno di piantone a ogni apparecchio».

La Tac del Loreto ha 15 anni, è talmente vecchia che è a 4 strati (oggi siamo arrivati a 64) e si rompe continuamente. La nuova c’è ma non è stata installata così ne hanno noleggiata una mobile: si tratta di un furgone esterno in cui si entra in una lettiga stretta, costa 3 mila euro al giorno. Poi però non ci sono 20 mila euro per acquistare l’ecografo mobile che serve al Pronto soccorso. Lo scorso 31 luglio venne chiuso un reparto di chirurgia: era estate e non c’era personale per gestire i 24 posti. Non è mai stato riaperto perché il Piano ospedaliero li ha tagliati via. Il risultato è che, per non avere barelle nei corridoi, gli anziani cronici finiscono in ginecologia accanto alle mamme con i neonati.

In merito agli arresti di ieri, il direttore dell’Asl Napoli 1, Elia Abbondante, ha spiegato: «I fatti si riferiscono al 2014-2015, prima dell’entrata in vigore della legge Madia che consente il licenziamento in tempi brevi. La normativa precedente prevede la discrezionalità del Consiglio di disciplina dell’ospedale di sospendere i dipendenti e di ridurre loro lo stipendio oppure di attendere la sentenza». Il governatore Vincenzo De Luca ha twittato: «Rigore e nuove misure contro i furbetti del cartellino». Ciarambino ribatte: «De Luca si è insediato da due anni, sue sono tutte le nomine ai vertici della Sanità. Possibile che nessuno nella direzione dell’ospedale e dell’Asl si sia accorto di nulla? Neppure il nucleo ispettivo regionale istituito dal governatore?».

I 5S presenteranno una mozione in consiglio regionale per introdurre la «vigilanza popolare» delle aziende ospedaliere e delle Asl: «Chiederemo di rendere identificabili tutti gli operatori al lavoro. Ogni reparto e ufficio dovrà affiggere l’elenco del personale di turno così i cittadini potranno segnalare le inadempienze». La Campania è all’ultimo posto per i Livelli essenziali di assistenza, il comparto è commissariato e sottofinanziato rispetto alle altre regioni, nonostante il governo abbia aumentato lo stanziamento di 52milioni. «Occorre comunque capire – conclude Ciarambino – se c’è una connessione tra l’assenteismo e la mancata assistenza o i ritardi delle diagnosi»